mercoledì 8 maggio 2013

Errata Corrige

Nell'articolo su Robert Frank di cui a questo link era stata pubblicata erroneamente una immagine di Sally Mann e attribuita allo stesso Frank. Gli errori possono capitare e chi mi conosce sa che ho sempre ammesso i miei. Ma non tollero atteggiamenti saccenti da parte di chi non ha memmeno il coraggio di firmarsi con nome e cognome. Chi vuol intendere intenda.
Cordialità.

domenica 4 dicembre 2011

Una giornata di nebbia


Bova Superiore (RC) - © Giancarlo Parisi
La nebbia... di primo impatto verrebbe da dire che si tratta di un ostacolo alla luce, l'elemento essenziale per chi pratica la fotografia. La nebbia fitta fagocita tutto ciò che ci circonda e con essa cala a volte un silenzio assordante. 
Eppure ho sempre amato la nebbia, la trovo tremendamente affascinante e misteriosa. La nebbia trasforma il paesaggio, o meglio la percezione che si ha di esso, facendone venir fuori, forse, la sua vera anima.
Trovo inoltre che la nebbia non ostacoli la luce ma la plasmi. Anche la luce attraverso la nebbia si trasforma, disegnando luoghi, persone e oggetti con un tocco diverso, fluido e carezzevole.



Scala per l'osservatorio, ca. 1000 s.l.m.- © Giancarlo Parisi
Sono queste le sensazioni che ho provato domenica 27 novembre a Bova superiore, piccolo comune in provincia di Reggio Calabria dalle origini antichissime. Durante la strada che dalla marina di Bova conduce all'antico abitato io e il mio gruppo Imagorà abbiamo temuto il peggio. Nuvoloni neri lasciavano intendere che si sarebbe abbattuto un temporale. Invece solo nebbia, fitta, sempre più fitta fino al punto più alto del paese, ove si trova l'osservatorio e che sfiora i 1000 s.l.m. 
Qualcuno si è scoraggiato, ma io ho cercato di dare fiducia, invitando tutti ad osservare i luoghi con il cuore piuttosto che con la vista. La nebbia opera una naturale selezione sugli elementi, delineando forme soffuse e tenui che mai sarebbero altrimenti.
La scelta di fotografare in bianconero sembra obbligata. La luce risulta indebolita dalla coltre; impoverita di fotoni essa stenta a far rilucere i colori delle cose, relegando la realtà ad una visione monocromatica, sicuramente omofona rispetto allo spirito del luogo in quella circostanza.

Cane di Bova - © Giancarlo Parisi
  
Bova superiore (RC) - © Giancarlo Parisi
Persino gli abitanti a quattro zampe sembrano (forse lo sono davvero) incantati da questa atmosfera. Silenzio, freddo... meditazione.
Ogni tanto i rami di un albero si fanno strada nel bianco, stagliandosi fieri contro un paesaggio che non esiste.

Bova sup., dettaglio di una porta - © Giancarlo Parisi
Eppure, dietro questa pellicola che avvolgeva il borgo, si celava qualcosa d'altro. I colori ruggenti delle case, dei vigneti e degli alberi non ancora spogli erano solo sopiti, non cancellati. Ascoltando il cuore si riesce a trovarli, scoprendoli più vibranti che mai. La nebbia annulla le ombre, elimina il contrasto e consente alla luce di accarezzare le superfici in modo uniforme.
Bova sup., dettaglio di una porta - © Giancarlo Parisi














Bova sup. RC - © Giancarlo Parisi
Bova sup. RC - © Giancarlo Parisi



Al momento di lasciare il paese la nebbia ha iniziato a diradarsi, lasciando passare raggi di luce dapprima tenui, poi più intensi. La tavolozza dei colori è cambiata nel giro di un attimo e il paesaggio ha assunto le sembianze dei più bei Renoire e Monet di sempre. 
Possiamo tornare mille volte in un luogo, respirandone ogni volta un anelito diverso. Dobbiamo sforzarci di "sentirlo", sincronizzando i nostri battiti con i suoi, solo così quel luogo ci regalerà la sua anima.
E' quello che ho cercato di fare in questa occasione.
Spero che la visione di queste poche immagini possa trasmettervi anche solo un pò delle sensazioni che ho provato quel giorno.


A presto...

martedì 8 novembre 2011

Povero Robert!

Fotografia di Robert Frank - "The Americans"


Per produrre un autentico documento fotografico contemporaneo, l’impatto visuale dovrà essere talmente forte da annullare la spiegazione"

Sono parole di Robert Frank, una sua frase che entra a pieno titolo nell'infinito elenco degli aforismi celebri della fotografia. Come tutte le frasi slogan va presa ed interpretata cum grano salis, ma il suo senso più genuino è abbastanza facile da cogliere, purchè si abbia una minima idea di chi sia Robert Frank e quale sia stato il contributo che ha dato alla fotografia mondiale. 
Circostanze evidentemente misconosciute dagli organizzatori di questo concorso, che utilizzano questa frase a scopo propagandistico in un modo che definire becero e irrispettoso è un mero eufemismo! 
Come è possibile leggere alla pagina che pubblicizza il concorso, è possibile partecipare con illustrazioni, fotografia diretta o manipolata"; più esattamente "si potranno presentare fotografie, collage, pitture, illustrazioni o tecnica mista".

A questo punto non posso non chiedermi di che cosa si stia parlando. E tale domanda è tanto più lecita se si considera quanto ho scritto qui.

Un millantato concorso fotografico che si rivela in realtà essere una malcelata alcova di eterogenee manifestazioni artistiche, sottoposte a votazione pubblica e con sistemi di votazione disomogenei. Il che è più che lecito, per carità, ma perchè scomodare Robert Frank, citando una sua frase che non ci azzecca un fico secco con le finalità, l'oggetto e la filosofia di questo concorso?

domenica 30 ottobre 2011

L'etica fotografica (nei portali di fotografia)

Essendo questo il mio primo intervento è doveroso ringraziare, per l’ospitalità e l'opportunità concessami, Giancarlo Parisi.
IMAGO VERITATIS è già un bel sito di fotografia; “imagorà”, che si prefigge l’ambizioso scopo di discutere e divulgare la cultura fotografica, ne sembra la costola naturale.
Uno degli ultimi argomenti trattati in IMAGO riguardava i portali fotografici. Poiché anche io (come tutti, penso) ne frequento alcuni, in questo primo contributo vorrei affrontare un argomento cui fa cenno l’editoriale che annuncia la nuova realtà di “imagorà”: quello dell’etica fotografica.

sabato 29 ottobre 2011

IMAGORA': una nuova realtà nel panorama della Fotografia

www.imagora.it - © Giancarlo Parisi

Carissimi Lettori
è con grande piacere che mi accingo a scrivere questo post, con il quale voglio rendervi partecipi delle novità di cui è protagonista la Rete Imago. Negli ultimi mesi ho lavorato assiduamente, insieme al mio gruppo di fotoamatori, per mettere in piedi una nuova realtà nel panorama della Fotografia; una realtà che ha i natali nel territorio Calabrese ma che punta a divenire un riferimento per chiunque ama la Fotografia, vuole condividerla e cerca un luogo ove trovare notizie, articoli, tutorial e pubblicazioni varie, buone fotografie e iniziative di vario tipo attinenti alla Fotografia.
Questa realtà si chiama Imagorà, un nuovo portale che si inserisce direttamente nella Rete Imago, consentendo di completare i settori di interesse che la Rete vuole coprire.
Imago Veritatis, infatti, nasce sì con lo scopo della divulgazione della cultura fotografica a 360° (principio fatto proprio anche da Imagorà), ma il suo format è principalmente di carattere saggistico; le tematiche affrontate sono principalmente di carattere etico o sociale, oppure attengono al ruolo comunicativo della fotografia, indagandone le strutture semiotiche e la sintassi che costituisce la base del linguaggio fotografico. Argomenti, insomma, piuttosto di nicchia, riservati ad un pubblico particolarmente circoscritto e che non incontrano le esigenze di quell'altra fetta di fotoamatori, generalmente agli inizi del cammino nella Fotografia, che cercano un altro tipo di contenuti e risorse. 

sabato 15 ottobre 2011

I portali di Fotografia: effetti e conseguenze sulla diffusione della cultura fotografica


fonte immagine: http://blog.studenti.it/rizieroalberico/category/aforismi/ipocrisia/
Premessa

Ritengo di dovere delle spiegazioni ai miei lettori, per lo meno a coloro che hanno visitato il blog nei giorni scorsi e, in particolare, a coloro che avevano contribuito ad un post che ora non è più presente.
La vita è fatta di alti e bassi, curve e rettilinei e non sempre è possibile mantenere i nervi saldi e la lucidità necessaria ad avere un quadro completo e genuino delle situazioni che si vivono. Ciò può portare a fare scelte basate unicamente sull’emotività e, come è noto, questa raramente è in grado di portare alla migliore soluzione. Quello che è stato pubblicato su queste pagine nei giorni scorsi, per pochi che essi possano essere stati,  era innanzitutto irrispettoso nei confronti di coloro che erano del tutto estranei alla vicenda ivi narrata (pur per sommi capi); in secondo luogo era del tutto avulso dall’impostazione che ho sempre desiderato dare a questo blog, creato per la divulgazione della cultura fotografica e non per ospitare sfoghi personali che poco o nulla hanno a che fare con la fotografia.
Per queste ragioni quel pezzo è stato rimosso.
Rimane tuttavia una profonda amarezza per i fatti che mi hanno visto protagonista nelle scorse settimane, in relazione ai quali  il mio pensiero rimane immutato, così come la considerazione delle persone che ritengo responsabili di un trattamento irriguardoso nei miei confronti e mosso unicamente da interessi personali. Per queste vicende ho anche subìto attacchi in luoghi virtuali a me preclusi, in quanto accessibili (anche per la sola visualizzazione dei contenuti) dietro corresponsione di una quota in abbonamento. Di tali attacchi, però, sono venuto comunque a conoscenza, perchè fortunatamente non sono circondato unicamente da persone che nutrono scarsa stima nei miei confronti.

Ad ogni modo, dalle ceneri di questa triste vicenda nasce lo spunto per la discussione che oggi propongo alla vostra attenzione.

domenica 9 ottobre 2011

La fotografia sta morendo

O forse sta morendo la categoria dei fotografi (o presunti tali). Non lo so. Quel che so è che sempre più spesso mi ritrovo nel mezzo di una polemica che ha per oggetto una fotografia, polemica nata per il fatto che mi son permesso di esprimere una crititca su una fotografia altrui, il cui autore, peraltro, chiede espressamente "commenti e critiche".
Ma dove siamo arrivati?
Dov'è finita la cultura fotografica, la letteratura, l'insegnamento dei grandi? Ogni giorno nascono nuove regole dalla becera reinterpretazione di frasi celebri. E colui il quale si permette di dire che "il Re è nudo" viene tacciato di malaeducazione, scortesia e presunzione. Perchè ormai esiste solo una regola, la propria!
Ognuno è fautore delle sue regole fotografiche, in barba a tutto! D'altra parte, uno dei più famosi aforismi è: "le regole sono fatte per essere infrante"! Che suona tanto come "non ci sono regole" o "le regole le faccio io".
Insomma, gente come Luigi Ghirri, Augusto Pieroni o Roland Barthes hanno scritto fandonie, e poveri i fessi che hanno speso denari per leggerle!
Io vedo nero, aiutatemi...