domenica 9 ottobre 2011

La fotografia sta morendo

O forse sta morendo la categoria dei fotografi (o presunti tali). Non lo so. Quel che so è che sempre più spesso mi ritrovo nel mezzo di una polemica che ha per oggetto una fotografia, polemica nata per il fatto che mi son permesso di esprimere una crititca su una fotografia altrui, il cui autore, peraltro, chiede espressamente "commenti e critiche".
Ma dove siamo arrivati?
Dov'è finita la cultura fotografica, la letteratura, l'insegnamento dei grandi? Ogni giorno nascono nuove regole dalla becera reinterpretazione di frasi celebri. E colui il quale si permette di dire che "il Re è nudo" viene tacciato di malaeducazione, scortesia e presunzione. Perchè ormai esiste solo una regola, la propria!
Ognuno è fautore delle sue regole fotografiche, in barba a tutto! D'altra parte, uno dei più famosi aforismi è: "le regole sono fatte per essere infrante"! Che suona tanto come "non ci sono regole" o "le regole le faccio io".
Insomma, gente come Luigi Ghirri, Augusto Pieroni o Roland Barthes hanno scritto fandonie, e poveri i fessi che hanno speso denari per leggerle!
Io vedo nero, aiutatemi...

12 commenti:

Marino Mannarini ha detto...

Giancarlo, il "consumo" che si fa oggi del "bene" fotografico, nei tempi del web e dei social forum fa a pugni con la definizione stessa di arte (come che si voglia, la fotografia è un'arte). L'arte è ricerca, sofferenza, attesa, dubbio, e lotta. E richiede tempo.
Il web è istantaneo, veloce, si surfa e non si scende dentro, si salta e si va avanti. In piu i social forum hanno introdotto una forma di egualitarianismo che non ammette conflitto: tutti uguali, tutti conformi.

francesco peluso ha detto...

Non conosco la storia e non posso giudicare ma credo che questo sia il risultato della democratizzazione della fotografia, o meglio il suo rovescio della medaglia.
Il rovescio perchè non dimentichiamo che questo avvicinare di tanti al mondo della fotografia non può che non essere un bene, un grande bene.
E che poi tra i tanti c'è sempre qualche "incompreso" è quasi fisiologico.
Non te la prendere, pensa ai tanti che fanno e faranno tesoro dei tuoi consigli.

Giancarlo Parisi ha detto...

@ Marino
Sicuramente il fenomeno che evidenzi è reale, tangibile e con una grossa responsabilità su ciò che è motivo di mio turbamento. E' anche vero però, in misura minore, che esiste una componente soggettiva, caratteriale (la presunzione appunto) che è congenita. Questa componente oggi ha la strada spianata dalla massificazione di cui scrivi. Perchè se da un lato il web è istantaneo e assoluto, dall'altro può essere riflessivo e autoreferenziale.

@ Francesco
La storia è sempre la stessa che anche tu avrei vissuto più volte, i dettagli sono superflui e tediosi. Sono daccordo con te che la democratizzazione sia un bene, solo non riesco a fare il callo a situazioni del genere.

wiki ha detto...

...sono molto dispiaciuta di quello che descrivi...Giancarlo, e la penso assolutamente come Marino Mannarini...

ciao, laura

Anonimo ha detto...

Caro Giancarlo, leggendo il suo blog, è innegabile che lei ha una cultura e una tecnica da far invidia ai grandi del passato!..... secondo lei la fotografia deve avere delle basi, deve avere delle regole.....insomma deve per forza essere noiosa! io non la penso così. Le faccio due esempi per farle capire che la fotografia non è morta, anzi!
E' morto chi rimane legato al passato.
La fotografia è come la musica, ha delle evoluzioni incredibili. Noel Gallagher per fare il mio primo esempio è un musicista e autore, ma non sa leggere una nota e non ha mai studiato musica, ma ha venduto milioni di copie ed è ormai una leggenda. Un altro esempio Andrzej Dragan, è diventato famoso per la sua tecnica e per le sue immagini molto particolari, è stato Photographer of the Year nel 2007, ha firmato e prodotto campagne pubblicitarie per Converse, Energizer, Police ma non sa niente di regole fotografiche, e poco di post produzione (il motivo per cui dico questo è perchè lo conosco, ne sono anche diventato amico) e se vedesse i segreti del suo effetto dragan le verrebbe da ridere per quanto banale è. Il suo segreto è il fine, l'originalità e la fantasia. Quando ho iniziato a fotografare ho partecipato a dei concorsi fotografici, senza successo, ma ottenendo ampi consensi nel pubblico (unico vero giudice). Ho capito così che i concorsi sono la più grande cavolata sulla faccia della terra! Le mie fotografie sono state criticate perchè non rispettavano i classici canoni della fotografia". Le stesse fotografie bocciate ai concorsi, e derise da quelli che si definivano grandi fotografi professionisti, sono prima state pubblicate su riviste come Vogue, Gq, Max, tanto per citarne alcune, e poi divenute campagne pubblicitarie. La conclusione? Ci si fa troppe seghe mentali, la foto deve colpire, deve avere un progetto iniziale e un fine, il resto sono seghe mentali!
Con stima
A.C.

Giancarlo Parisi ha detto...

Caro Sig. A.C., intanto la ringrazio per il complimento. Non credo di avere così tanta cultura, anzi mi sento costantemente in debito di nuove informazioni, e certamente nessun grande del passato mi invidia. Lo stesso vale per la tecnica. La ringrazio anche per aver speso del tempo prendendo parte a questa discussione, i nuovi lettori e i nuovi contributi sono l'anima di questo spazio.
Detto questo devo però farle presente che il suo pensiero, per come argomentato, non offre sufficienti punti saldi per poter validamente sostenere la sua tesi. Lei sostanzialmente afferma che in fotografia non esistono regole e adduce a sostegno di questa affermazione alcuni episodi che l'hanno vista protagonista ed altri che riguardano suoi amici o altri personaggi noti nel mondo dell'immagine.
Intanto devo precisare che non sono i a sostenere che la fotografia ha delle regole, ma è la fotografia stessa! Non solo la sua storia, intesa come atavico patrimonio del passato, ma la sua essenza. La fotografia è un linguaggio e come tale non può sottrarsi ad una sintassi. Esistono le licenze poetiche, non c'è dubbio, ma non ogni strafalcione (in poesia come in fotografia) può definirsi tale.
Le regole, dunque più precisamente la sintassi, non rendono noiosa la fotografia ma ne consentono un uso ragionato ed efficiente. Lei afferma che la fotografia deve avere un progetto iniziale, un fine e, quindi, colpire. Ma io le chiedo: come possiamo progettare, ideare e colpire se non conosciamo le regole di progettazione e comunicazione? Lei saprebbe realizzare un software senza conoscere un linguaggio di programmazione?
E' evidente che quando affermo che la fotografia è morta esagero volutamente: se davvero lo fosse non avrebbe senso ImagoVeritatis. La fotografia non è affatto morta fortunamente, ma subisce numerosi attacchi.

SEGUE...

Giancarlo Parisi ha detto...

Lei cita Gallagher e Dragan. Sul primo non entro nel merito perchè non conosco bene la sua carriera; mi limito a chiedermi come può essere definito "musicista" uno che non sa leggere uno spartito. Probabilmente non è affatto così, sebbene lui basi il suo modo di esprimersi musicalmente su fattori altri che non la conoscenza accademica di chiavi e accordi. Ma mi fermo qui.
Su Dragan invece mi spingo un pò più oltre. Lei afferma che lui "non sa niente di regole fotografiche, e poco di post produzione"; ora, io non ho il privilegio di conoscerlo come lei, ma le sue fotografie dicono tutt'altro! E con questo non intendo dire che la sua tecnica è necessariamente complessa e laboriosa; potrebbe essere anche elementare come lei afferma, ma il discorso non cambia. Le sue immagini denotano una grande capacità compositiva e una sapiente gestione della luce, che poi lui raggiunga questo risultato con il minimo sforzo poco importa, anzi buon per lui. La bontà di una buona fotografia non è dettata dal tempo necessario per produrla, ma dalla fotografia medesima, ossia dal risultato finale.
Concorsi contro Vogue, Max ecc.? Sicuramente lei dice bene quando afferma che i concorsi non decretano il successo di una immagine, ma è anche necessario circoscrivere l'ambito di discussione. Quali concorsi? In questo post accenno al problema e la invito a leggerlo. La giuria di un concorso è sicuramente padrona di decretare la sconfitta di valide immagini adducendo motivazioni inconsistenti, ma è necessario chiedersi di quale giuria si stia parlando. Perchè vede, come può sbagliare una giuria può sbagliare Vogue, con la differenza che il secondo, comunque vada, venderà tonnellate di copie in tutto il mondo, cadendo sempre in piedi.

In sostanza e per concludere, la sua tesi, per come argomentata, può essere tacciata di essere eccessivamente semplicistica e di ribadire, senza validi supporti semantici, il tedioso concetto de: "nella fotografia non ci sono regole" o de "le regole sono fatte per essere infrante". Il che è un pò come dire "faccio come mi pare tanto ho sempre ragione io".
Infrangere le regole si può, a volte si deve, ma per farlo occorre conoscerle, non rinnegarle!

con stima reciproca
Giancarlo Parisi

Anonimo ha detto...

Caro Giancarlo, vorrei passare dal lei al tu per avere una conversazione amichevole come al Bar! Scusami per l'anonimato, ma preferisco così, non sono ne mi sento il Dio in terra e non voglio sia un pretesto per farmi pubblicità!
Capisco quello che dici, si capisce a 1000 che tu hai sete di conoscenza e come ti dicevo hai una cultura pazzesca, non è un complimento è la verità.
Ma non ti condivido, nel senso che ho un altro pensiero (perdona) forse più aperto e moderno (non che tu sia dell'800 èh!!!). Torno con l'esempio di Gallagher oltre al fatto che mi piace, cito le sue testuali parole durante l'ultima intervista rilasciata a Milano lo scorso settembre alla stampa (ero presente)anche per farmi capire anche meglio. Ad una domanda sugli accordi che preferiva nella storia del Rock lui rispose "Accordi? Non ho mai preso una lezione di musica. Non so cosa suono, in realtà. Non so nulla di composizione; per me è qualcosa di magico: più cerco di approfondire e meno ce ne capisco". Non è l'unico in questa situazione, suonare o fare musica può essere una dote che abbiamo, e non necessariamente bisogna studiare o conoscere la musica, bisogn avere orecchio!
Così lo è per la fotografia, devi avere occhio, quello che ho detto su dragan è perchè è vero, lo puoi anche chiedere al diretto interessato se non mi credi (e ti risponderà vedrai!)! Mi fa piacere che hai capito la sua fotografia, vuol dire che lui ha raggiunto il suo fine pur non sapendo nulla di tecnica, storia o quant'altro. La fotografia deve catturare, emozionare, chi la legge spesso non conosce le regole. Sarò tacciato di semplicità è vero ma è quello che sono, faccio il fotografo in base a quello che sento dentro e non per lo strumento che uso o per quello che conosco. Tutto qui!
Mai mi permetterei di farti cambiare idea sia ben chiaro, però mi piacerebbe che tu vedessi la cosa anche sotto altri punti di vista, anche quelli più semplicistici e meno catastrofici! E' sempre bello incontrare persone schiette come te! Spero di aver contribuito con il mio pensiero.
Alla fine non posso che congedarmi dicendoti, Continua così, il tuo Blog è molto molto interessante Concludo con una citazione.....
La fotografia è una cosa semplice. A condizione di avere qualcosa da dire. Secondo me sai a chi mi riferisco ;-)
Un caro saluto

Giancarlo Parisi ha detto...

Caro A.C.
Intanto lei non deve scusarsi perchè ha un pensiero diverso dal mio. Non penso che lei voglia fare di tutto per cambiare la mia opinione e lo stesso vale per me. La invito altresì a non temere di palesarsi, ma non perchè mi dia fastidio quanto perchè la libertà di pensiero ed espressione è una delle vittorie della modernità. Dire ciò che si pensa non vuol dire sentirsi Dio, ma avere il coraggio delle proprie idee. Io sono convinto che pensiamo la stessa cosa e ciò che ci differenzia sono i nostri percorsi nella fotografia.
Non contesto la veridicità di alcunchè di tutto quello che citi, da Gallagher a Dragan a Giacomelli. Anzi, proprio citando la frase di Mario mi dà modo di spiegare meglio il mio punto di vista. Tutti i grandi fotografi hanno sintetizzato la loro visione della fotografia in una o più frasi celebri, ma molti di loro avevano ed hanno, per chi è ancora in vita (vedi ad es. Franco Fontanao Ferdinando Scianna), la tendenza a glissare sull'aspetto tecnico ed in genere su tutti gli aspetti complicati della fotografia. Perchè la tecnica fotografica non è semplice affatto e lo dico per esperienza di insegnamento. Spiegare ad un principiante cosa significa esporre è tutt'altro che facile, mi creda! Vero è anche che, una volta acquisita la tecnica la si dimentica, essa diventa un tutt'uno con il fotografo e smette di far sentire la sua presenza. Per il principiante è diverso, per lui la tecnica è un problema, un ostacolo, perchè non la conosce.
Se lei ha letto "Mario Giacomelli - La mia vita intera" avrà scoperto dapprima un uomo, poi un fotografo. Giacomelli si pubblicizza come un piccolo uomo e afferma di non conoscere la tecnica, ma le sue fotografie palesano il contrario. Mario la conoce eccome la tecnica e la piega alla sua visione, altrimenti non sarebbe stato Giacomelli.

Segue...

Giancarlo Parisi ha detto...

Quello che voglio dire è che le affermazioni di coloro che si sono affermati nella fotografia (e anche in altre arti, come Gallagher) vanno prese "cum grano salis". Franco Fontana afferma che "una cosa non esiste finchè non la fotografi" e che i suoi paesaggi esistono solo perchè lui li ha fotografati. Questa affermazioni assume significato ed importanza solo se contestualizzata nel complesso della produzione fotografica di Fontana, altrimenti è una sciocchezza!
Insomma, è evidente che la fotografia non sia solo ed esclusivamente un complesso di regole da seguire pedissequamente e rigorosamente. Staremmo freschi! Ma va preso atto che essa si basa comunque su una sintassi che, l'ho detto e lo ripeto, va conosciuta prima di essere infranta.
Neanche Mozart o Beethoven (che era sordo tra l'altro), nel loro immenso talento che mai sarà cancellato, disconoscevano il pentagramma!

Chiudo con un saluto. Non so da dove lei scriva, ma non le negherei affatto un confronto a quattr'occhi, magari davanti ad una tazza di tè!

Giancarlo Parisi

Giancarlo Parisi ha detto...

Scusami A.C. ma non avevo letto bene l'incipit del tuo ultimo commento. Disponibilissimo a darci del Tu, d'altra parte l'avevo parzialmente già fatto.
Purtroppo non sempre ho il tempo di rileggere gli interventi e permangono errori di sintassi (neanche a dirlo).

Anonimo ha detto...

Grazie mille, Giancarlo sarebbe bello si poter parlare davanti ad una tazza di caffè. Magari lo faremo. Al momento sto partendo per Londra, per un lavoro molto carino ma molto pesante. Spero di tornare presto!
Un caro saluto