sabato 15 ottobre 2011

I portali di Fotografia: effetti e conseguenze sulla diffusione della cultura fotografica


fonte immagine: http://blog.studenti.it/rizieroalberico/category/aforismi/ipocrisia/
Premessa

Ritengo di dovere delle spiegazioni ai miei lettori, per lo meno a coloro che hanno visitato il blog nei giorni scorsi e, in particolare, a coloro che avevano contribuito ad un post che ora non è più presente.
La vita è fatta di alti e bassi, curve e rettilinei e non sempre è possibile mantenere i nervi saldi e la lucidità necessaria ad avere un quadro completo e genuino delle situazioni che si vivono. Ciò può portare a fare scelte basate unicamente sull’emotività e, come è noto, questa raramente è in grado di portare alla migliore soluzione. Quello che è stato pubblicato su queste pagine nei giorni scorsi, per pochi che essi possano essere stati,  era innanzitutto irrispettoso nei confronti di coloro che erano del tutto estranei alla vicenda ivi narrata (pur per sommi capi); in secondo luogo era del tutto avulso dall’impostazione che ho sempre desiderato dare a questo blog, creato per la divulgazione della cultura fotografica e non per ospitare sfoghi personali che poco o nulla hanno a che fare con la fotografia.
Per queste ragioni quel pezzo è stato rimosso.
Rimane tuttavia una profonda amarezza per i fatti che mi hanno visto protagonista nelle scorse settimane, in relazione ai quali  il mio pensiero rimane immutato, così come la considerazione delle persone che ritengo responsabili di un trattamento irriguardoso nei miei confronti e mosso unicamente da interessi personali. Per queste vicende ho anche subìto attacchi in luoghi virtuali a me preclusi, in quanto accessibili (anche per la sola visualizzazione dei contenuti) dietro corresponsione di una quota in abbonamento. Di tali attacchi, però, sono venuto comunque a conoscenza, perchè fortunatamente non sono circondato unicamente da persone che nutrono scarsa stima nei miei confronti.

Ad ogni modo, dalle ceneri di questa triste vicenda nasce lo spunto per la discussione che oggi propongo alla vostra attenzione.


POST
l’oggetto della discussione sono i portali di fotografia, ossia quell’insieme di siti internet che offrono un servizio di caricamento immagini, associato ad un profilo personale di fotografo. In particolare è mia intenzione soffermarmi sul ruolo che questi “posti” virtuali ricoprono nella fotografia, sul contributo che forniscono al suo sviluppo e quali effetti hanno sulla divulgazione della cultura fotografica.
Mi rendo conto fin d’ora che si tratta di un tema amplissimo che troverebbe più confacente collocazione tra le pagine di un libro, magari in forma di saggio, e per questa ragione è evidente che con il presente articolo non ho la presunzione di coprire l’intero campo di indagine. Mi limiterò a fare alcune considerazioni e valutazioni.
La prima cosa di cui è necessario prendere atto è l’incredibile proliferazione che questi servizi hanno avuto da almeno un lustro a questa parte. L’incremento della velocità di connessione ad internet in uno con l’abbattimento dei costi dell’attrezzatura fotografica digitale sono i fattori che hanno inciso maggiormente sul fenomeno.
Il primo ha determinato una maggiore facilità di trasferimento dati sulla rete, con conseguente facilitazione sia del caricamento delle immagini che dell’arricchimento grafico di un sito, consentendo un maggiore impatto commerciale di questo sui consumatori; in tal senso va anche considerato lo sviluppo del web, inteso come aggiornamento e miglioramento degli strumenti disponibili ai webmaster. Il secondo fattore fondamentale, ossia la sensibile diminuzione del costo degli apparecchi fotografici, ha consentito la enorme diffusione delle fotocamere, in particolare dei sistemi reflex, dunque la crescita esponenziale dei “foto-operatori” (mi si consenta, allo stato, l’uso di questo termine generico in luogo di “fotografi”; mi riservo più avanti di spiegarne i motivi).

A questo punto va aperta una piccola parentesi per spiegare, senza pretesa di esaustività, il perché solo con la fotografia digitale si è avuta questa “esplosione”, posto che gli apparecchi a pellicola avevano da tempo raggiunto costi pressoché irrisori e dunque accessibili ad un grandissimo numero di persone e che, nonostante il suddetto abbattimento dei costi, le fotocamere digitali mantengono ancora oggi un costo superiore ai modelli analogici di pari rango. Il motivo fondamentale risiede nell’essenza stessa del digitale: è mentalmente più facile sobbarcarsi un costo inizialmente superiore a fronte della certezza che quello sarà l’unico da sopportare, piuttosto che spendere molto meno per l’acquisto di un’attrezzatura che, per essere funzionale, richiede costi di gestione (pellicole, sviluppo, stampa). A questo si aggiungano le incertezze degli esordi che generano errori tecnici: tali errori hanno costo zero solo utilizzando la fotografia digitale. In realtà spesso avviene che il neofita della fotografia digitale, non solo spende di più all’inizio, ma anche successivamente all’acquisto del primo corredo, andando progressivamente ad acquistare ulteriori elementi per arrricchire quel corredo. Anche questo fenomeno è stato incrementato dall’azzeramento del “costo per l’errore tecnico”, che invoglia ad acquisti particolarmente onerosi pur in assenza della dimestichezza tecnica necessaria per l’utilizzo delle apparecchiature acquistate; tutto ciò con la “confortante” consapevolezza che, anche utilizzando male gli importanti acquisti, non si sosterranno spese ulteriori e che “il tempo porterà miglioramenti”. Il risultato è che spesso la spesa complessiva destinata alla fotografia è sensibilmente superiore a quella necessaria “ai tempi dell’analogico”, ove era meno facile spendere per acquistare apparecchiature professionali e il fotoamatore era più riflessivo.

Chiusa questa parentesi e tornando al discorso iniziale, il dato ineludibile è la crescita esponenziale dei foto-operatori, i quali, una volta acquistato il loro corredo digitale, si trovano proiettati in un mondo non solo nuovo, ma dai confini indefiniti. La fotografia è oggi un’entità multiforme priva di una destinazione univoca: mentre in precedenza la sua destinazione era unicamente la stampa (globalmente considerata nelle sue molteplici forme), passo imprescindibile per poter passare alla fase della condivisione, oggi la digitalizzazione ha delineato una nuova dimensione per la fotografia che prescinde dalla sua materializzazione a mezzo stampa. Per approfondire meglio questo concetto mi rifaccio a quanto ho già scritto in questo post.
Ora, è proprio in relazione a questa nuova dimensione della fotografia, quella che si consuma virtualmente, che si innesta il fenomeno dei portali di fotografia e delle varie community fotografiche virtuali.

Si diceva che il nuovo foto-operatore è proiettato in questo mondo virtuale e indefinito. Ciò accade principalmente per un motivo, ossia il desiderio di condivisione. L’indole umana porta tendenzialmente l’individuo all’aggregazione, alla ricerca di altri individui con i quali condividere alcuni interessi, passioni, destini… Tale tendenza si manifesta da sempre anche in fotografia – non sono di ieri la nascita del movimento pittorialista che fece capo ad Alfred Stiegliz, la foto-secessione (anche se il termine è fuorviante anche lì si trattò di aggregazione, pur in antitesi ad altri gruppi), la nascita di Magnum Photos, solo per citare alcuni tra i più illustri esempi di associazioni relative alla fotografia – solo che grazie alla “grande rivoluzione digitale” essa è stata esponenzialmente facilitata.
È pleonastico soffermarsi sul perché di tale facilitazione: ormai chiunque ha un computer ed una connessione ad internet, l’iscrizione a pressoché tutti i portali di fotografia è gratuita (anche se quasi tutti prevedono servizi aggiuntivi a pagamento), dunque è elementare comprendere come il bisogno di aggregazione e condivisione della propria attività fotografica trovi la sua più immediata e, in apparenza, soddisfacente collocazione proprio in quei portali (discorso a parte meriterebbero i social network come Facebook, calderoni polivalenti in cui la fotografia gioca un ruolo importante quanto inadeguata è la sua gestione al loro interno, ma non possiamo soffermarci sul punto in questa sede).
Perché soddisfacente solo in apparenza? Ebbene è con questa domanda che ci si addentra nel cuore del discorso che ci occupa e che vede protagonisti gli utenti di tali portali da un lato e i gestori dall’altro.
Anche qui è necessario premettere una considerazione, prima di passare al nucleo dell’argomento che vi sottopongo: scopo di questo post non è la critica globale ai servizi internet di condivisione fotografica. Sarebbe becero da parte mia non riconoscere l’utilità apportata da tale forma di interazione, oltre che ipocrita in quanto io stesso ho fatto e faccio uso di tali servizi.
Lo scopo di quanto si afferma in queste righe è quello di ricercare una consapevolezza in merito a come la fruizione di questi portali incida sul modo di vivere e consumare la fotografia.
Nell’ottica prospettata, cioè di fruire consapevolmente e genuinamente dei benefici di tali servizi, è necessario prendere atto di quelli che, a mio avviso, sono i due rischi maggiori ad essi connaturati.

Il primo risiede nella uniformazione. Un foto-operatore alle prime armi, che non ha alle spalle una solida esperienza in campo fotografico, è una sorta di foglio immacolato. In una tale condizione è facilmente plasmabile ed il rischio che il suo percorso segua strade dettate dal novero delle persone che frequenta virtualmente è alto. In buona sostanza la mancanza di esperienza e di cultura fotografica del principiante - fattori quasi dovuti vista l'attuale situazione fotografica italiana, che conosce della cultura quasi esclusivamente nella forma della documentazione personale - faranno di lui un soggetto altamente vulnerabile all’uniformazione dei risultati. Egli tenderà a parametrarsi a quel tipo di fotografia che risulta più in voga sul portale ove è iscritto, ed in particolare tra l’insieme di contatti che costituiscono la sua cerchia di “amici”. Ciò accade con una certa frequenza, anche nell’incoscienza del diretto interessato che, non dimentichiamolo, è un foglio immacolato; ed accade perché, in quella ricerca di condivisione che caratterizza l’essere umano, la sensazione di “andare sul sicuro” prevale sul coraggio delle proprie scelte, specie se controcorrente. Mi rendo conto che la situazione non è generalizzata, che ci sono molti utenti “impermeabili” a tale rischio (ed è questo uno dei motivi per cui l’allargamento esponenziale della pratica fotografica è positivo), ma la percentuale è comunque alta.

Il secondo rischio, ancora più subdolo del primo, consiste nella soggezione al servizio. Il fenomeno è connaturato all’essenza stessa di questi portali, la cui sopravvivenza è legata principalmente, per non dire unicamente, al finanziamento proveniente dalla pubblicità e dalla corresponsione dei canoni da parte degli utenti abbonati. In una simile situazione, il rischio che si mettano al primo posto gli interessi commerciali piuttosto che il declamato fine di serena e proficua condivisione della passione per la fotografia è elevatissimo. Il primo passo per difendersi da questo fenomeno è quello di prenderne coscienza, e per farlo è necessario comprendere che i modi attraverso i quali esso può verificarsi sono molteplici.
I portali sono moltissimi e alcuni sono talmente diffusi da contenere al loro interno materiale visivo oltremodo eterogeneo. La “colpa” dei portali di questo tipo è quella di avere dei filtri molto bassi o addirittura assenti nella selezione del materiale che viene caricato dagli utenti; in un portale del genere quello che conta è la quantità e non la qualità del materiale caricato, ove per qualità intendo esclusivamente una qualità fotografica, e la conseguenza più immediata è la pressoché totale assenza di crescita fotografica per l’utente. In una tale situazione la “soggezione al servizio” si concreta nel rischio che il neo foto-operatore confidi più nella quantità che nella qualità, non confrontandosi con la necessità di selezionare i propri scatti e cestinare quelli meno validi. A questo si aggiunge il rischio di cui si è detto, relativo alla uniformazione ai format più in voga sul portale.
Ma non sono questi i portali a mio avviso più pericolosi per gli utenti inesperti. Esiste infatti un tipo di portale di fotografia che, pur prevedendo dei meccanismi di limitazione del numero di foto pubblicabili (ad es. un tot. per settimana), risultano caratterizzati da una presenza attiva da parte dei gestori/amministratori. Ciò potrebbe essere considerato un elemento positivo, ma è necessario prestare molta attenzione. Una presenza umana attiva all’interno di un portale di fotografia, cioè un’insieme di persone che si dividono compiti di amministrazione e moderazione delle attività presenti sul portale medesimo, implica la necessità che quell’insieme sia intanto mosso da una genuina passione per la fotografia, ed inoltre che esso, pur perseguendo un legittimo fine di lucro, non si lasci sopraffare da esso a discapito degli utenti.
Laddove le persone che stanno dietro all’esistenza di un portale partecipano attivamente alla vita dello stesso, intrattenendo finanche rapporti di natura personale con gli utenti abbonati, è evidente come il rischio di coinvolgimento raggiunga i massimi livelli. Il passo è breve verso i favoritismi personali, le preferenze e gli schieramenti e tutto è tanto peggiore quanto più subdoli sono tali fenomeni. Il fatto di gestire un portale di fotografia e di avere una passione per questo mezzo espressivo, non significa essere sol per questo in grado di rappresentare un organo davvero super partes. In portali di questo tipo, inoltre, è ben possibile che si creino delle caste all’interno delle quali gli utenti vivono la loro fotografia, dimenticandosi di cosa essa sia realmente e di quali siano gli effettivi parametri con cui confrontarsi. Si può finire per convincersi, pur inconsciamente, che quella sia la vera fotografia e costruire le proprie idee e convinzioni sulla scorta di informazioni lacunose, inesatte, interessate e di parte. Anche qui il rischio di “uniformazione” è dietro l’angolo, con in più l’aggravante determinato dall’intervento personale di un’amministrazione interessata e non in grado di gestire oggettivamente e con serenità il portale, che tratta in modo diseguale gli abbonati e, soprattutto, non si addossa le proprie responsabilità.

Messi in conto i possibili rischi è ben possibile, e direi doveroso, dare atto dei grandi benefici che tali servizi di condivisione virtuale hanno apportato alla Fotografia. In particolare essi hanno consentito a chiunque di mettersi in gioco e mostrare la propria visione del mondo a costi bassi e accessibili ai più; attraverso un uso consapevole questi portali possono essere, e spesso lo sono stati, il trampolino di lancio per la scoperta di nuovi talenti. Ma anche soltanto rimanendo nell’ambito amatoriale, essi consentono all’utente di affinare sia la dimensione tecnica che comunicativa della fotografia, passando da semplice foto-operatore (colui che si utilizza una macchina fotografica) a fotografo, cioè colui che utilizza la Fotografia come mezzo espressivo e comunicativo, dunque come linguaggio. La condivisione virtuale, infatti, consente un confronto con differenti realtà fotografiche, avvicinando aree geografiche e culture territorialmente lontane tra loro. Una sana interazione tra utenti è poi utile al proficuo scambio d'informazioni ed esperienze e ciò non può che essere positivo e contribuire positivamente alla crescita di ogni fotografo.

Per concludere, lasciando la parola a chi vorrà intervenire, i portali di Fotografia rivestono oggi un ruolo fondamentale nella pratica di questo linguaggio, ciò a causa della “virata” che ha subito la Fotografia dopo l’avvento della tecnologia digitale. Essi rappresentano la culla della condivisione, dal momento che la stampa è ormai relegata in secondo piano, in un settore riservato quasi esclusivamente alla stampa fine art. Oggi le fotografie si consumano prevalentemente attraverso la loro circolazione sul web, dunque attraverso tutti quei servizi che si occupano della loro pubblicazione per il tramite dell’utente. Tuttavia, in parte per la loro stessa natura, in parte per scelte di gestione opinabili, possono risultare più dannosi che utili alla diffusione della cultura fotografica. Tutto sta, ad oggi, nella consapevolezza e coscienza apprestata nel loro utilizzo.

Giancarlo Parisi

Nessun commento: