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fonte immagine: http://blog.studenti.it/rizieroalberico/category/aforismi/ipocrisia/ |
Premessa
Ritengo di dovere delle
spiegazioni ai miei lettori, per lo meno a coloro che hanno visitato il blog
nei giorni scorsi e, in particolare, a coloro che avevano contribuito ad un
post che ora non è più presente.
La vita è fatta di alti e
bassi, curve e rettilinei e non sempre è possibile mantenere i nervi saldi e la
lucidità necessaria ad avere un quadro completo e genuino delle situazioni che
si vivono. Ciò può portare a fare scelte basate unicamente sull’emotività e,
come è noto, questa raramente è in grado di portare alla migliore soluzione.
Quello che è stato pubblicato su queste pagine nei giorni scorsi, per pochi che
essi possano essere stati, era
innanzitutto irrispettoso nei confronti di coloro che erano del tutto estranei
alla vicenda ivi narrata (pur per sommi capi); in secondo luogo era del tutto
avulso dall’impostazione che ho sempre desiderato dare a questo blog, creato
per la divulgazione della cultura fotografica e non per ospitare sfoghi
personali che poco o nulla hanno a che fare con la fotografia.
Per queste ragioni quel pezzo
è stato rimosso.
Rimane tuttavia una profonda
amarezza per i fatti che mi hanno visto protagonista nelle scorse settimane, in relazione ai quali il mio
pensiero rimane immutato, così come la considerazione delle persone che ritengo
responsabili di un trattamento irriguardoso nei miei confronti e mosso unicamente da interessi personali. Per queste vicende ho anche subìto attacchi in luoghi virtuali a me preclusi, in quanto accessibili (anche per la sola visualizzazione dei contenuti) dietro corresponsione di una quota in abbonamento. Di tali attacchi, però, sono venuto comunque a conoscenza, perchè fortunatamente non sono circondato
unicamente da persone che nutrono scarsa stima nei miei confronti.
Ad ogni modo, dalle ceneri di questa triste vicenda nasce lo spunto per la discussione che oggi propongo alla vostra attenzione.
POST
l’oggetto della discussione sono i portali di fotografia,
ossia quell’insieme di siti internet che offrono un servizio di caricamento
immagini, associato ad un profilo personale di fotografo. In particolare è mia
intenzione soffermarmi sul ruolo che questi “posti” virtuali ricoprono nella
fotografia, sul contributo che forniscono al suo sviluppo e quali effetti hanno
sulla divulgazione della cultura fotografica.
Mi rendo conto fin d’ora che
si tratta di un tema amplissimo che troverebbe più confacente collocazione tra
le pagine di un libro, magari in forma di saggio, e per questa ragione è
evidente che con il presente articolo non ho la presunzione di coprire l’intero
campo di indagine. Mi limiterò a fare alcune considerazioni e valutazioni.
La prima cosa di cui è
necessario prendere atto è l’incredibile proliferazione che questi servizi
hanno avuto da almeno un lustro a questa parte. L’incremento della velocità di
connessione ad internet in uno con l’abbattimento dei costi dell’attrezzatura
fotografica digitale sono i fattori che hanno inciso maggiormente sul fenomeno.
Il primo ha determinato una
maggiore facilità di trasferimento dati sulla rete, con conseguente
facilitazione sia del caricamento delle immagini che dell’arricchimento grafico
di un sito, consentendo un maggiore impatto commerciale di questo sui
consumatori; in tal senso va anche considerato lo sviluppo del web, inteso come
aggiornamento e miglioramento degli strumenti disponibili ai webmaster. Il
secondo fattore fondamentale, ossia la sensibile diminuzione del costo degli
apparecchi fotografici, ha consentito la enorme diffusione delle fotocamere, in
particolare dei sistemi reflex, dunque la crescita esponenziale dei
“foto-operatori” (mi si consenta, allo stato, l’uso di questo termine generico
in luogo di “fotografi”; mi riservo più avanti di spiegarne i motivi).
A questo punto va aperta una
piccola parentesi per spiegare, senza pretesa di esaustività, il perché solo
con la fotografia digitale si è avuta questa “esplosione”, posto che gli
apparecchi a pellicola avevano da tempo raggiunto costi pressoché irrisori e
dunque accessibili ad un grandissimo numero di persone e che, nonostante il
suddetto abbattimento dei costi, le fotocamere digitali mantengono ancora oggi
un costo superiore ai modelli analogici di pari rango. Il motivo fondamentale
risiede nell’essenza stessa del digitale: è mentalmente più facile sobbarcarsi
un costo inizialmente superiore a fronte della certezza che quello sarà l’unico
da sopportare, piuttosto che spendere molto meno per l’acquisto di
un’attrezzatura che, per essere funzionale, richiede costi di gestione
(pellicole, sviluppo, stampa). A questo si aggiungano le incertezze degli
esordi che generano errori tecnici: tali errori hanno costo zero solo utilizzando
la fotografia digitale. In realtà spesso avviene che il neofita della
fotografia digitale, non solo spende di più all’inizio, ma anche
successivamente all’acquisto del primo corredo, andando progressivamente ad acquistare ulteriori
elementi per arrricchire quel corredo. Anche questo fenomeno è stato
incrementato dall’azzeramento
del “costo per l’errore tecnico”, che invoglia ad acquisti particolarmente onerosi
pur in assenza della dimestichezza tecnica necessaria per l’utilizzo delle
apparecchiature acquistate; tutto ciò con la “confortante” consapevolezza che,
anche utilizzando male gli importanti acquisti, non si sosterranno spese
ulteriori e che “il tempo porterà miglioramenti”. Il risultato è che spesso la
spesa complessiva destinata alla fotografia è sensibilmente superiore a quella
necessaria “ai tempi dell’analogico”, ove era meno facile spendere per acquistare apparecchiature
professionali e il fotoamatore era più riflessivo.
Chiusa questa parentesi e
tornando al discorso iniziale, il dato ineludibile è la crescita esponenziale
dei foto-operatori, i quali, una volta acquistato il loro corredo digitale, si
trovano proiettati in un mondo non solo nuovo, ma dai confini indefiniti. La
fotografia è oggi un’entità multiforme priva di una destinazione univoca:
mentre in precedenza la sua destinazione era unicamente la stampa
(globalmente considerata nelle sue molteplici forme), passo imprescindibile per
poter passare alla fase della condivisione, oggi la digitalizzazione ha
delineato una nuova dimensione per la fotografia che prescinde dalla sua
materializzazione a mezzo stampa. Per approfondire meglio questo concetto mi
rifaccio a quanto ho già scritto in questo post.
Ora, è proprio in relazione a
questa nuova dimensione della fotografia, quella che si consuma virtualmente,
che si innesta il fenomeno dei portali di fotografia e delle varie community
fotografiche virtuali.
Si diceva che il nuovo
foto-operatore è proiettato in questo mondo virtuale e indefinito. Ciò
accade principalmente per un motivo, ossia il desiderio di condivisione.
L’indole umana porta tendenzialmente l’individuo all’aggregazione, alla ricerca
di altri individui con i quali condividere alcuni interessi, passioni, destini…
Tale tendenza si manifesta da sempre anche in fotografia – non sono di ieri la
nascita del movimento pittorialista che fece capo ad Alfred Stiegliz, la
foto-secessione (anche se il termine è fuorviante anche lì si trattò di
aggregazione, pur in antitesi ad altri gruppi), la nascita di Magnum Photos,
solo per citare alcuni tra i più illustri esempi di associazioni relative alla
fotografia – solo che grazie alla “grande rivoluzione digitale” essa è stata
esponenzialmente facilitata.
È pleonastico soffermarsi sul
perché di tale facilitazione: ormai chiunque ha un computer ed una connessione
ad internet, l’iscrizione a pressoché tutti i portali di fotografia è gratuita
(anche se quasi tutti prevedono servizi aggiuntivi a pagamento), dunque è
elementare comprendere come il bisogno di aggregazione e condivisione della
propria attività fotografica trovi la sua più immediata e, in apparenza,
soddisfacente collocazione proprio in quei portali (discorso a parte
meriterebbero i social network come Facebook, calderoni polivalenti in cui la
fotografia gioca un ruolo importante quanto inadeguata è la sua gestione al
loro interno, ma non possiamo soffermarci sul punto in questa sede).
Perché soddisfacente solo in
apparenza? Ebbene è con questa domanda che ci si addentra nel cuore del
discorso che ci occupa e che vede protagonisti gli utenti di tali portali da un
lato e i gestori dall’altro.
Anche qui è necessario
premettere una considerazione, prima di passare al nucleo dell’argomento che vi
sottopongo: scopo di questo post non è la critica globale ai servizi internet
di condivisione fotografica. Sarebbe becero da parte mia non riconoscere
l’utilità apportata da tale forma di interazione, oltre che ipocrita in quanto
io stesso ho fatto e faccio uso di tali servizi.
Lo scopo di quanto si afferma
in queste righe è quello di ricercare una consapevolezza in merito a come la
fruizione di questi portali incida sul modo di vivere e consumare la
fotografia.
Nell’ottica prospettata, cioè
di fruire consapevolmente e genuinamente dei benefici di tali servizi, è
necessario prendere atto di quelli che, a mio avviso, sono i due rischi
maggiori ad essi connaturati.
Il primo risiede nella uniformazione.
Un foto-operatore alle prime armi, che non ha alle spalle una solida esperienza
in campo fotografico, è una sorta di foglio immacolato. In una tale condizione
è facilmente plasmabile ed il rischio che il suo percorso segua strade dettate
dal novero delle persone che frequenta virtualmente è alto. In buona sostanza la
mancanza di esperienza e di cultura fotografica del principiante - fattori quasi
dovuti vista l'attuale situazione fotografica italiana, che conosce della cultura
quasi esclusivamente nella forma della documentazione personale - faranno di lui
un soggetto altamente vulnerabile all’uniformazione dei risultati. Egli tenderà
a parametrarsi a quel tipo di fotografia che risulta più in voga sul portale
ove è iscritto, ed in particolare tra l’insieme di contatti che costituiscono
la sua cerchia di “amici”. Ciò accade con una certa frequenza, anche
nell’incoscienza del diretto interessato che, non dimentichiamolo, è un foglio
immacolato; ed accade perché, in quella ricerca di condivisione che
caratterizza l’essere umano, la sensazione di “andare sul sicuro” prevale sul
coraggio delle proprie scelte, specie se controcorrente. Mi rendo conto che la
situazione non è generalizzata, che ci sono molti utenti “impermeabili” a tale
rischio (ed è questo uno dei motivi per cui l’allargamento esponenziale della
pratica fotografica è positivo), ma la percentuale è comunque alta.
Il secondo rischio, ancora più
subdolo del primo, consiste nella soggezione al servizio. Il fenomeno
è connaturato all’essenza stessa di questi portali, la cui sopravvivenza è
legata principalmente, per non dire unicamente, al finanziamento proveniente
dalla pubblicità e dalla corresponsione dei canoni da parte degli utenti
abbonati. In una simile situazione, il rischio che si mettano al primo posto
gli interessi commerciali piuttosto che il declamato fine di serena e proficua
condivisione della passione per la fotografia è elevatissimo. Il primo passo
per difendersi da questo fenomeno è quello di prenderne coscienza, e per farlo
è necessario comprendere che i modi attraverso i quali esso può verificarsi
sono molteplici.
I portali sono moltissimi e
alcuni sono talmente diffusi da
contenere al loro interno materiale visivo oltremodo eterogeneo. La “colpa” dei portali di questo tipo è quella di avere dei filtri molto bassi o addirittura assenti
nella selezione del materiale che viene caricato dagli utenti; in un portale
del genere quello che conta è la quantità e non la qualità del materiale
caricato, ove per qualità intendo esclusivamente una qualità fotografica, e la
conseguenza più immediata è la pressoché totale assenza di crescita fotografica per
l’utente. In una tale situazione la “soggezione al servizio” si concreta nel
rischio che il neo foto-operatore confidi più nella quantità che nella qualità,
non confrontandosi con la necessità di selezionare i propri scatti e cestinare
quelli meno validi. A questo si aggiunge il rischio di cui si è detto, relativo
alla uniformazione ai format più in voga sul portale.
Ma non sono questi i portali a
mio avviso più pericolosi per gli utenti inesperti. Esiste infatti un tipo di
portale di fotografia che, pur prevedendo dei meccanismi di limitazione del
numero di foto pubblicabili (ad es. un tot. per settimana), risultano
caratterizzati da una presenza attiva da parte dei gestori/amministratori. Ciò potrebbe essere
considerato un elemento positivo, ma è necessario prestare molta attenzione. Una
presenza umana attiva all’interno di un portale di fotografia, cioè un’insieme
di persone che si dividono compiti di amministrazione e moderazione delle
attività presenti sul portale medesimo, implica la necessità che quell’insieme
sia intanto mosso da una genuina passione per la fotografia, ed inoltre che
esso, pur perseguendo un legittimo fine di lucro, non si lasci sopraffare da
esso a discapito degli utenti.
Laddove le persone che stanno
dietro all’esistenza di un portale partecipano attivamente alla vita dello
stesso, intrattenendo finanche rapporti di natura personale con gli utenti
abbonati, è evidente come il rischio di coinvolgimento raggiunga i massimi
livelli. Il passo è breve verso i favoritismi personali, le preferenze e gli
schieramenti e tutto è tanto peggiore quanto più subdoli sono tali fenomeni. Il
fatto di gestire un portale di fotografia e di avere una passione per questo
mezzo espressivo, non significa essere sol per questo in grado di rappresentare un organo
davvero super partes. In portali di
questo tipo, inoltre, è ben possibile che si creino delle caste all’interno delle
quali gli utenti vivono la loro
fotografia, dimenticandosi di cosa essa sia realmente e di quali siano gli
effettivi parametri con cui confrontarsi. Si può finire per convincersi, pur
inconsciamente, che quella sia la vera fotografia e costruire le proprie idee e
convinzioni sulla scorta di informazioni lacunose, inesatte, interessate e di
parte. Anche qui il rischio di “uniformazione” è dietro l’angolo, con in più
l’aggravante determinato dall’intervento personale di un’amministrazione
interessata e non in grado di gestire oggettivamente e con serenità il portale,
che tratta in modo diseguale gli abbonati e, soprattutto, non si addossa le proprie
responsabilità.
Messi in conto i possibili rischi è ben possibile,
e direi doveroso, dare atto dei grandi benefici che tali servizi di
condivisione virtuale hanno apportato alla Fotografia. In particolare essi
hanno consentito a chiunque di mettersi in gioco e mostrare la propria visione
del mondo a costi bassi e accessibili ai più; attraverso un uso consapevole questi portali
possono essere, e spesso lo sono stati, il trampolino di lancio per la scoperta
di nuovi talenti. Ma anche soltanto rimanendo nell’ambito amatoriale, essi
consentono all’utente di affinare sia la dimensione tecnica che comunicativa
della fotografia, passando da semplice foto-operatore (colui che si utilizza
una macchina fotografica) a fotografo, cioè colui che utilizza la Fotografia
come mezzo espressivo e comunicativo, dunque come linguaggio. La condivisione
virtuale, infatti, consente un confronto con differenti realtà fotografiche,
avvicinando aree geografiche e culture territorialmente lontane tra loro. Una
sana interazione tra utenti è poi utile al proficuo scambio d'informazioni ed
esperienze e ciò non può che essere positivo e contribuire positivamente alla
crescita di ogni fotografo.
Per concludere, lasciando la
parola a chi vorrà intervenire, i portali di Fotografia rivestono oggi un ruolo
fondamentale nella pratica di questo linguaggio, ciò a causa della “virata” che
ha subito la Fotografia dopo l’avvento della tecnologia digitale. Essi
rappresentano la culla della condivisione, dal momento che la stampa è ormai
relegata in secondo piano, in un settore riservato quasi esclusivamente alla
stampa fine art. Oggi le fotografie si consumano prevalentemente attraverso la
loro circolazione sul web, dunque attraverso tutti quei servizi che si occupano
della loro pubblicazione per il tramite dell’utente. Tuttavia, in parte per la
loro stessa natura, in parte per scelte di gestione opinabili, possono risultare più dannosi che utili alla diffusione della cultura fotografica. Tutto sta, ad
oggi, nella consapevolezza e coscienza apprestata nel loro utilizzo.
Giancarlo Parisi
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