domenica 14 agosto 2011

Concorsi...

Riprendo e amplio una discussione che ha avuto inizio qui, per cercare di affrontare il punto e capire come si organizza (o si dovrebbe organizzare) un concorso fotografico, evitando di creare eventi discutibili, che poco hanno a che fare con la fotografia.


Innanzitutto bisogna stabilire che cosa è un concorso, ed in particolare un concorso fotografico. Basandomi esclusivamente sulla mia esperienza e sul senso comune del termine, un concorso è un evento nel quale più persone si cimentano in una pratica allo scopo e di mettere alla prova le loro capacità e di ricevere un riconoscimento ufficiale per la qualità delle stesse. Alcuni concorsi, particolarmente importanti e rinomati, danno lustro ai loro partecipanti anche per la sola partecipazione, tale è la loro risonanza e pubblicizzazione. Insomma, si partecipa per mettersi alla prova e, magari, per vincere qualcosa.
Già da questa definizione emerge chiaramente un elemento portante del discorso: lo spessore di un concorso è determinato dallo spessore dell'organo giudicante. E' evidente, infatti, che il mettersi alla prova in un ambito nel quale tale prova consiste nel farsi notare da una giuria, implica giocoforza che il livello di quella giuria determinerà anche il livello del concorso. Facciamo un esempio.

Si organizza un concorso culinario locale, di paese diciamo. Si fà un'adeguata pubblicità e partecipa uno tra i migliori chef d'Italia (follia pura, lo so, ma è solo un'esempio). Nella giuria è presente Il presidente dell'associazione "Sagre & Fiere", Zio Turi dell'omonima taverna e Gervasio, risaputa buona forchetta del paese. Ebbene, il nostro superchef prepara un delicato piatto di coscette di rana in salsa di mandorle (una mia invenzione, perdonate l'estro), ricercato e pregiato, apprezzato in tutto il mondo, e lo prepara con una dovizia di particolari e una cura che lo rendono ancora migliore. Eppure il primo premio del concorso viene conferito a Rocco, che lavora presso una locanda della zona ed ha preparato degli ottimi "Pipi Chini" (peperoni ripieni) con contorno di "Frittuli" (frattaglie di maiale cotte nel lardo). Come mai? Eppure il nostro chef aveva curato anche la presentazione del piatto, utilizzando pregiati piatti di fine porcellana bianca, mentre Rocco ha servito tutto in una "Tiella i landa" (teglia di latta). La nostra giuria ha premiato la tradizione culinaria del loco, ma questo è stato davvero frutto di una scelta consapevole oppure, più facilmente, hanno scambiato le prelibate coscette di rana con una porcheria indicibile?

Trasportando l'esempio in fotografia, organizzare un concorso fotografico implica esattamente gli stessi rischi. Io sono favorevole alla istituzione di nuovi concorsi e premi in fotografia, perchè possono essere un valido strumento per allargare l'interesse verso questa pratica, nonchè per il territorio, la società e il patrimonio culturale. E' però necessario impegnarsi a fondo, affinché il concorso non rimanga una realtà locale isolata, che magari si ripete di anno in anno, ma che non progredisce affatto, rimanendo una sorta di "fatto privato", chiuso al panorama fotografico globale. Come a dire: "qui la fotografia è così, prendere o lasciare".  

E allora quali sono i requisiti per un buon concorso? Difficile dirlo con assolutezza, perchè molte sono le variabili in gioco. Dal mio punto di vista, nel momento in cui si decide di istituire un premio o di realizzare un concorso fotografico, il primo problema da risolvere è quello di stabilire come sarà composta la giuria. E' evidente che non tutti hanno le competenze necessarie (e questo vale in tutti i campi), il primo passo è dunque quello di stabilire il livello di partenza del o degli organizzatori. In tal senso bisognerà rinunciare alla tentazione di considerarsi parte della giuria solo perchè si è avuta l'idea del concorso, lasciando il posto a persone dotate della necessaria competenza. E nel cercare le persone giuste, il fatto di rivolgersi a "professionisti di comprovata esperienza" è solo uno specchietto per le allodole; con il dovuto rispetto per tutti i professionisti fotografi, come ho sempre sostenuto e ribadisco, il fatto di vivere di fotografia non vuol dire avere le competenze per fare il giurato di un concorso. Il livello di un fotografo professionista è enormemente vario e dipende in buona parte dal luogo in cui opera. Non è previsto un diploma per fare il fotografo, non è necessario completare un percorso di studi, nessun riconoscimento o attestazione ufficiale. Perché dunque un fotografo professionista dovrebbe, di per sé, essere sinonimo di qualità? La scelta dev'essere fatta diversamente dunque, sulla base di altri fattori. E qui il problema si fa grosso, me ne rendo conto; come operare la scelta delle persone giuste (una volta resisi conto di non farne parte) se non si hanno competenze fotografiche? Il passo verso il riolgersi ai professionisti non altrimenti qualificati è breve. E non lo dico con cattiveria; si tratta di una manifestazione di fiducia verso una persona che comunque opera nel settore e che, perciò stesso, si presume abbia maggiori competenze di chi invece scatta solo per se stesso. Inoltre, è ben possibile trovarsi di fronte un grande fotografo (professionista o meno) che però non è adatto a fare il giurato: una cosa è fotografare bene, altro è spiegare perché.

Come quadrare il cerchio dunque? A mio avviso la chiave per la risoluzione del problema risiede nella consapevolezza del come si analizza una fotografia o un portfolio, dunque di quali sono gli elementi da prendere in considerazione e da valutare nella realizzazione complessiva di un lavoro fotografico. Soltando confrontandosi sul metodo di analisi è possibile stabilire chi è davvero in grado di comporre una giuria di valutazione.
Non è questa la sede per parlare con compiutezza di analisi dell'immagine, ma senz'altro qualche accenno è necessario all'economia del discorso. Limitando la questione alle finalità del concorso, a mio avviso il processo di valutazione dovrebbe essere così articolato:

1) ADERENZA AL TEMA - se il concorso è a tema è innanzitutto necessario stabilire se una fotografia sia o meno attinente ad esso. Ciò significa che una bellissima immagine che però risulti fuori tema deve essere scartata. Ancora a titolo di esempio, una stupenda immagine che però sfiori soltanto il tema proposto, pur non dovendo essere scartata potrà dover cedere il passo ad una fotografia meno "esplosiva" ma più attinente al tema, soprattutto avendo riguardo a come il tema è interpretato.Tra l'altro, scegliere ed imporre un tema in un concorso è un fatto molto delicato, che va valutato con attenzione. A titolo di esempio, imporre come tema unico "Il mio paese" implica una netta chiusura al novero dei potenziali partecipanti, soprattutto se il paese è piccolo e poco o affatto noto: così facendo parteciperanno solo abitanti della zona e la notorietà del paese non cresce. Fissando un tema ampio o, meglio, libero, con premi interessanti parteciperanno persone da tutto il territorio nazionale, che magari avranno interesse a spostarsi per partecipare alla premiazione.

2) INTERPRETAZIONE del TEMA - ... il secondo elemento da valutare consiste nel modo in cui il tema è interpretato. In tal senso dovranno essere valutate, in base anche al tipo di tema proposto, originalità, sensibilità, audacia, coerenza con la tecnica utilizzata, coesione e stile della narrazione (nel caso di portfoli) e infine, ma non per importanza, la scelta del soggetto.

3) TECNICA UTILIZZATA - Essa può assumere una valenza autonoma, oppure essere il naturale prolungamento del registro interpretativo scelto dall'autore. Al punto 3 la prendo in considerazione in autonomia, ma senza dimenticare che una tecnica ben gestita ma applicata in modo incongruo rispetto al tema e al soggetto deve considerarsi un errore.

4) COMPOSIZIONE - Anche questo elemento, forse il più importante in fotografia, influenza molto la visione, di talchè esso va a braccetto con l'interpretazione del tema. Tuttavia, nel caso di temi particolarmente ampi e generici, può assumere valenza autonoma. Allora lo stile formale della composizione può diventare esso stesso l'elemento di forza di una fotografia.

5) PRESENTAZIONE - E' forse l'aspetto meno considerato ma che risulta importantissimo nella produzione fotografica. A dispetto dell'andazzo odierno che vede sempre meno fotografie stampate, il processo fotografico nasce per produrre un'immagine concreta, tangibile. La stampa è l'oggetto finale del processo fotografico ma è anche la sua rappresentazione ontologica. In tal senso assume assai rilevanza il modo in cui l'immagine presa dal reale viene tradotta in un oggetto finito: scelta della carta, della teconologia di stampa, degli elementi estetici di presentazione (cornici, passe-partout, ecc.), del formato, sono parte integrante del processo autoriale e come tali vanno presi in considerazione.

Ognuno dei punti sopra elencati deve essere valutato, in modo da pervenire ad un giudizio completo del lavoro fotografico. Per tale ragione sarebbero utili delle griglie di valutazione, nelle quali ognuno di quei punti dovrebbe ricevere un punteggio e/o una valutazione descrittiva. Dalla valutazione singola degli elementi e dal bilanciamento dei loro giudizi, si deve poi pervenire alla valutazione complessiva.
Tornando, dunque, al problema della composizione della giuria, già il fatto di trovare macchinoso, superfluo e/o inutile questo procedimento di analisi è indice dell'inadeguatezza del candidato a far parte dell'insigne collegio. Solo imponendosi un elevato livello di partenza e proponendolo, senza compromessi, ai candidati a far parte della giuria, sarà possibile dare spessore all'organizzando evento, diversamente si tratterà soltanto dell'ennesimo concorsucolo di paese, dove vince la foto dello zio Mico, scelta sulla base del mero gusto personale di presunti esperti, che si nascondo dietro il nome di "giuria" ma che non danno uno straccio di motivazione degna di appellarsi tale a sostegno della scelta. Motivazione che, si badi, non serve a costruire un ricorso contro la decisione, ma a celebrare degnamente il vincitore, oltre che a spiegare ai partecipanti il perché della vincita. Un concorso deve, infatti, essere anche un momento di crescita; chi perde dovrebbe capire il perché, e una motivazione raffinata è motivo di lustro anche per gli organizzatori.

Ora, mi rendo conto che è piuttosto impegnativo fissare e tenere alto lo standard; è molto più semplice dire "noi abbiamo indetto un concorso fotografico", "abbiamo fatto così", "c'era un premio cosà". Purtroppo, anche nel campo dei concorsi, la fotografia sul mio territorio non brilla. Ed è un peccato.
Bisognerebbe che si comprendesse, una volta per tutte, che se si fa una cosa la si deve fare bene, altrimenti è meglio lasciar perdere.

4 commenti:

Laura ha detto...

Ciao Giancarlo,
ho letto il tuo pensiero che, in forma più sintetica, rispecchia anche il mio.
Ma cosa possa risolvere la questione non è davvero semplice da dire o da attuare.
Bisognerebbe:
a) preprare i partecipanti ad una giusta interpretazione del tema;
b) fare delle categorie per i partecipanti, ma come farle poichè come già hai detto tu per essere fotografi non c'è una vera qualifica.Già solo chi ha un negozio di fotografia è considerato professionista....
c) dovrebbe esere gratuito, per evitare che il tutto sia fatto solo per speculazione lucrativa. O quantomeno tenere bassa la cifra di partecipazione. A mio avviso 5 Euro simbolici bastano e avanzano per le spese del concorso stesso e per i premi ( anche qui ci sarebbe da scrivere un capitolo a parte: Come si faccia a mettere tra i premi, buoni spesa spendibili nel negozio tal dei tali nella stessa Città ove si svolga il concorso, quando quest'ultimo è aperto a fotografi a livello nazionali, mi rimane un mistero).
d) a numero chiuso, per evitare di sentisri dire come mi capitò anni fa :" Non sono state esposte perchè eravate in troppi a partecipare...." Scusi ??? Eravamo in troppi ? E le selezioni delle foto allora a che servono ? Non sono state esposte le mie foto, non perchè giudicate non attinenti o brutte ma per semplice mancanza di spazio.
e) preparazione degli organizzatori e non solo della giuria che si accinge a valutare le opere.
f) imparzialità e partecipazione in forma anonima..ecc..

Una sfilza di cose che sopratutto nella nostra realtà mira ad escludere i più.Qui si tende a far numero più che qualità, dunque siamo al punto di partenza.
Sicuramente diffondere l'idea che la fotografia è una forma d'Arte, che ha le sue leggi e regole, che ha dei processi di pre - e postscatto ( a volte anche molto lunghi) potrebbe nel tempo aiutare ad uno svolgimento più consono delle vaire gare fotografiche.Ma...nel tempo, appunto.

Un caro saluto !

Giancarlo Parisi ha detto...

Ciao Laura e grazie per l'intervento. Quello che dici è vero e costituisce uno dei tanti deficit della fotografia, soprattutto al meridione. Tra i miei progetti futuri rientra anche quello relativo alla istituzione di un concorso fotografico, che dovrà avere caratteristiche precise. Il problema vero consiste nella difficoltà di trovare persone che si impegnino nella diffusione della cultura fotografica, per questo motivo ho iniziato ad occuparmi di insegnamento. Forse è l'unica via, sebbene a lungo termine, per migliorare le cose.

TMax ha detto...

Ciao,
ho da sempre una scarsissima considerazione dei concorsi fotografici, tanto che nel nostro gruppo www.circolofotografico.eu sono banditi, non ne abbiamo mai fatti e non ne faremo mai :-)

apprezzo il tuo tentativo di mettere ordine e dare indicazioni in modo che se si desiderano fare che si facciano ma in un certo modo.

quando leggo di concorsi fotografici mi viene una sola domanda a cui nessuno ha mai dato una risposta sufficientemente argomentata per convincermi della bontà di queste manifestazioni
la domanda è semplice:

perchè? perchè mettersi in gara? che senso ha ? (ok sono tre domande ma è una è trina :-)

Giancarlo Parisi ha detto...

Ciao Max, grazie di essere intervenuto.
La tua domanda denota un'estrema lucidità nell'affrontare il tema e lo tocca in modo nevralgico.
La risposta, nella maggioranza dei casi, è molto semplice, e nessuno te l'ha mai data probabilmente per non ammettere a se stesso che è così. Si partecipa ai concorsi per avere una qualche forma di gratificazione, di riconoscimento da esibire agli amici e per poter dire di essere fotograficamente migliori perchè si è vinto questo o quello. Se così non fosse nessuno si preoccuperebbe di partecipare, non avrebbe senso! La fotografia si pratica indipendentemente dal fatto che qualcuno abbia dato il proprio avallo alle tue fotografie sottoforma di targa/premio.

Eppure ritengo che esista uno spazio genuino all'interno dei quali i concorsi possono svolgere una funzione di divulgazione della cultura fotografica. Ma affinchè ciò accada è necessario che il concorso soddisfi determinati requisiti.