lunedì 9 maggio 2011

La tragedia vende sempre

Apro questo post in tutta fretta dopo aver appreso la tragica notizia della morte del ciclista belga Wouter Weylandt durante la seconda tappa del giro d'Italia 2011 svoltasi oggi 9 maggio. 
Ma non è per soffermarmi sui fatti di cronaca che scrivo, quanto piuttosto per sottolineare come, ancora una volta, non si esiti a pubblicare fotografie che invece dovrebbero essere cestinate e che comunque non aggiungono nulla sul piano narrativo della già triste vicenda.
home page di www.gazzetta.it nelle ore immediatamente successive alla tragedia



Non si tratta di polemica gratuita quanto piuttosto di chiedersi perché si debbano pubblicare fotografie del genere, per dimostrare cosa? Di avere i fotoreporter più rapidi a scattare e soprattutto a inviare le foto? Oppure per descrivere esattamente il tipo di lesioni subite dal povero ciclista. E se vi pare drammatica la fotografia della home, peraltro schiaffata, come di regola, in mezzo a banner pubblicitari della più varia natura (chissà cosa ne pensano i parenti e la famiglia), forse non avete ancora visto la secondo immagine, pubblicata nella pagina che reca la descrizione in tempo reale dell'accaduto


pagina di www.gazzetta.it nelle ore immediatamente successive alla tragedia


Non posso che riproporre le considerazioni già fatti da Sandro Iovine a proposito della discutibile cronaca recata da "La Prealpina" di dicembre 2010 e di cui a questo post, con in più il magone dettato dai miei trascorsi ciclistici agonistici. 
So bene cosa significa affrontare una discesa a 80/100Km/h dopo 100/150 km di corsa nelle gambe, basta un niente per farla finita. La bicicletta che scorre velocissima su 3 cm quadrati di gomma a contatto con l'asfalto e il tentativo di tenere massima la concentrazione, con la consapevolezza che la minima disattenzione può essere fatale. Oggi lo è stata, così come il 18 luglio 1995 al Tour de France fu fatale al nostro Fabio Casartelli. 

Tragedie... Che meritano rispetto, silenzio e rispetto. E invece vengono celebrate con la mercificazione dell'immagine tragica che ripaga con milioni di clic alla pagina e tanti bei soldoni nelle casse di Gazzetta.it. 


Così non si fa.

1 commento:

Antonino Parisi ha detto...

Vedere l'immagine dell'incidente è sicuramente la curiosità di ogni lettore che, come me, ha saputo via internet dell'accaduto.
Sapere però che la curiosità di conoscere "visivamente" la dinamica dell'incidente o un particolare della tragedia venga usata per riempirsi le tasche di soldi, non è bello.
Si tratta pur sempre di una "disattenzione" che è costata la vita ad una persona prima che ad un atleta. Riposa in pace Wouter.