sabato 26 febbraio 2011

A ciascuno la sua fotocamera! - l'ingresso nel mondo della fotografia

centro commerciale, 2010. © Giancarlo Parisi


L'ingresso nel mondo della Fotografia oggi è pubblicizzato e diffuso come un atto estremamente semplice. In realtà è così dal 1888, quando la Kodak commercializza la prima fotocamera con rullo precaricato con lo slogan "Voi premete il bottone, noi facciamo il resto", e sebbene quello slogan ha generato un vortice di apatia i cui strascichi si avvertono ancora oggi, aveva più razionalità a quei tempi, quando l'apparecchio Kodak era poco più che una scatola (La macchina non aveva mirino, né si poteva regolare la distanza; un manuale accluso indicava a che distanza e a che altezza dal soggetto rappresentato si doveva mettere l’apparecchio, a seconda che fosse una persona, un cane, un cavallo, un edificio. Una chiavetta serviva a far avanzare la pellicola. Il funzionamento era estremamente semplice), piuttosto che oggi, era in cui tutto vorrebbe essere facile ed invece non lo è. 
Per il neofita che decide, per un motivo o per un altro, di avvicinarsi alla fotografia ci sono più interrogativi che certezze e trovare risposte è tutt'altro che facile. Sia che si abbia già una fotocamera, sia che la si debba ancora acquistare, ci si trova, per via della scelta di avvicinarsi alla fotografia, catapultati in un modo oscuro, tecnico, difficile, nel quale è facilissimo approdare nei "porti" sbagliati. E' sufficiente pensare alle insidie del mondo dei forum, popolati dalla peggior specie di tecnomani, per immaginare la facilità con cui un potenziale fotoamatore possa malamente dirigere la sua attenzione sulla lista (infinita) delle caratteristiche tecniche della sua fotocamera, piuttosto che di preoccuparsi del motivo per cui l'ha acquistata o è in procinto di acquistarla. Il passo per abbandonare l'atto fotografico ed entrare nell'eterna battaglia tra modelli a colpi di "resa ad alti ISO" (ormai una specie di scioglilingua) che mai vedrà un vincitore è breve, brevissimo.


fonte immagine: www.quesabesde.com
E non è solo l'ingresso nella Fotografia ad essere complesso, il che sarebbe, tutto sommato, comprensibile (ad eccezione degli eccessi): è la permanenza stessa ad essere problematica. Senza il giusto spirito e le giuste motivazioni per essere un fotoamatore, si ridurrà facilmente la fotografia ad un costosissimo sfoggio di orpelli tecnologici dei quali si saprà a memoria l'elenco delle caratteristiche (e spesso neanche quello), senza avere la capacità e l'interesse di avvalersi di esse. 

La mia esperienza sul campo e il confronto con altre persone mi hanno reso chiaro e lampante un dato sconcertante che riguarda una grossa fetta di "praticanti" di fotografia. La maggior parte dei fotoamatori ha idee confuse e lacunose sulla parte tecnica della fotografia - una parte peraltro estremamente complessa e che tocca oggi la matematica, la fisica, l'elettronica, l'informatica e che quindi è in parte comprensibile ignorare - e ciononostante si ritrova spesso a fare acquisti di una certa entità monetaria sulla base di motivazioni in tutto o in parte inconsistenti. 
Pensiamo, ad esempio, al componente per eccellenza di un sistema fotografico complesso, la lente! Più specificamente con il termine lente si identifica un "sistema di lenti" appositamente progettato per rispondere a determinate esigenze che, teoricamente, dovrebbero essere proprie dell'utilizzatore, cioè il fotografo. 
Ebbene, facendo riferimento a questo testo dell'ing. Fabrizio Liberati, che ho recuperato casualmente su internet si evince come, cito,: 
"Normalmente l’utilizzatore non è in grado di descrivere con sufficiente dettaglio i requisiti del sistema ottico di cui necessita, e spesso fa fatica a comprendere quali sono le indicazioni essenziali. Il progettista deve estrarre da solo la maggior parte di queste informazioni dopo aver ben compreso le esigenze del  committente o le necessità dell’intero apparato".

proseguendo la lettura vi è un'elencazione delle suddette "indicazioni essenziali", tra le quali si annoverano: "Tipo di applicazione - Lunghezza focale - Apertura o Luminosità o F# - Dimensione dell’oggetto (o campo di vista) - Dimensione dell’immagine (o ingrandimento) - Distanza oggetto-immagine - Risoluzione - Distorsione ammissibile - Banda spettrale di funzionamento - Trasparenza ammissibile - Dimensioni e massa del sistema ottico - Disegni di interfacce meccaniche alle quali vincolarsi - Ingombri e spazi da lasciare liberi - Vincoli meccanici - Ambiente di utilizzo (temperatura, pressione, umidità, esposizione al sole o a fonti di calore, gradienti termici, presenza di radiazioni di entità notevole) - Prove ambientali da superare (vibrazioni, urti, sabbia, ambienti acidi o altro) - Utente finale - Sicurezza di uso - Quantità - Normativa - Costo"

Come si evidenzia in quel testo, l'utilizzatore di un obiettivo (ma il discorso può essere esteso tranquillamente alla fotocamera e ad altri apparati complessi della moderna fotografia) non è in grado di fornire sufficienti informazioni sui requisiti che pretende da una lente. Spesso neanche i più esperti fotografi, proprio perché fotografi e non ingegneri, sono in grado di comprendere fino in fondo l'elevatissimo livello di complessità che si cela dietro la progettazione di un obiettivo. In questo stato di cose è assolutamente chiaro come la scelta dell'obiettivo per le proprie esigenze si appoggi solo in minima parte su argomenti strettamente tecnici, e in larga misura, invece, su questioni materiali e tangibili, quali la qualità dello sfocato, la velocità operativa (sia in relazione alla luminosità che all'autofocus), la resistenza alle aberrazioni varie (la cui evidenza è direttamente proporzionale all'esperienza del fotografo) ecc. Elementi pratici insomma. Gli stessi test MTF (Modulation Transfer Function) non sono però sufficienti a dare un giudizio complessivo sull'obiettivo, dal momento che valuta solamente gli aspetti quantificabili (potere risolvente e contrasto), tralasciando altri aspetti non meno importanti che potrebbero anche avere peso maggiore nella decisione di acquistare o meno un dato obiettivo, come ad esempio l'equilibrio cromatico, l'intonazione (neutra, calda, fredda), etc.

gamma delle ottiche nikkor
Da quanto detto si comprende come la scelta di un obiettivo (sempre per rimanere nel nostro esempio) sia un fatto dettato più dall'esperienza che da una valutazione oggettiva di una scheda tecnica. E se di esperienza si tratta, come fa un neofita, privo ontologicamente di detta esperienza, a scegliere correttamente un obiettivo? 
Due sarebbero essenzialmente le soluzioni:
1) La strada più corretta sarebbe quella di procedere per gradi, acquisire la necessaria esperienza per fare una scelta il più possibile consapevole e solo a quel punto, in base all'utilizzo che si prevede di fare (e che, data l'esperienza, si SA che si farà), e al budget stanziabile, si sceglie il miglior compromesso.
2) La strada meno corretta e purtuttavia la più semplice e la più battuta n.d.r. è quella di prendere "il meglio su piazza", spendendo così cifre considerevoli che ancorché frutto di onesto lavoro, e come tali liberamente spendibili, porteranno all'acquisto di una attrezzatura sovradimensionata rispetto al livello dell'utilizzatore. 

Optando per la seconda soluzione si acquisterà un'attrezzatura che, non solo non garantirà affatto risultati ottimali (perchè è implicito il saperla adoperare), ma che potrebbe addirittura peggiorare il risultato (attrezzature più impegnative offrono risultati migliori solo a fronte di un maggiore impegno, e quindi di una maggiore esperienza nell'uso), e/o essere totalmente inadeguate per il tipo di utilizzo che se ne fa, complicando grandemente le operazioni di ripresa.

Perchè tutto questo? Cos'è che spinge un utente inesperto a trovarsi in una situazione del genere. I fattori sono moltissimi ma quello a mio avviso più evidente è il risultato di una combinazione demoniaca (non in senso assoluto ma solo in quanto genera quanto detto finora) che è quella di aver trasformato l'apparecchio fotografico in un oggetto di moda, dal design accattivante che, al pari di altri tecnoapparecchi di oggi (smart phone, mp3 player, tablet pc, ecc.) generano un insano desiderio di possesso "a prescindere". 
Un oggetto da mostrare, da vantare e che ci delude non per una resa ottica scadente ma solo se esce sconfitto dal confronto estetico con un antagonista che non ci appartiene. 
E in questa trasformazione dell'apparecchio fotografico, del suo ruolo più precisamente, non si può prescindere dal fenomeno della grande digitalizzazione e tutto ciò che essa ha comportato. 

2 commenti:

Toty ha detto...

Ed è proprio per questo che le "compatte" hanno avuto un successo incredibile. Ma ormai, oggi, molte cose che utilizziamo sono il frutto dell'impegno di altri (sia per capire di cosa ha "praticamente" bisogno l'utente finale, sia per produrre un qualcosa di "funzionale"). Siamo nell'era del consumismo e anche la fotografia paga dazio, suo malgrado.

Giancarlo Parisi ha detto...

Se dovessimo fare un'analisi globale tenendo conto della situazione aggiornata ad oggi, io credo che le compatte abbiano un peso sicuramente ancora importante, ma che ha iniziato un lento declino, a favore di una nuova tipologia di apparecchi della quale l'Iphone4 rappresenta l'icona (non tanto per funzioni assolute, magari superiori in altri apparecchi, ma per il mondo costruito intorno ai prodotti apple).

Saranno tali apparecchi, infatti, a sintetizzare quella che sarà la funzione e la fruizione della fotografia nell'immediato futuro.
L'immagine digitale non passerà più neanche attraverso un computer ma sarà condivisa quasi istantaneamemente, ovvero pochi secondi dopo la sua nascita!

Prendere atto del potere e delle conseguenze di tutto questo è fondamentale, purtroppo è solo una chimera...

Ma questo è un altro discorso...