domenica 4 dicembre 2011

Una giornata di nebbia


Bova Superiore (RC) - © Giancarlo Parisi
La nebbia... di primo impatto verrebbe da dire che si tratta di un ostacolo alla luce, l'elemento essenziale per chi pratica la fotografia. La nebbia fitta fagocita tutto ciò che ci circonda e con essa cala a volte un silenzio assordante. 
Eppure ho sempre amato la nebbia, la trovo tremendamente affascinante e misteriosa. La nebbia trasforma il paesaggio, o meglio la percezione che si ha di esso, facendone venir fuori, forse, la sua vera anima.
Trovo inoltre che la nebbia non ostacoli la luce ma la plasmi. Anche la luce attraverso la nebbia si trasforma, disegnando luoghi, persone e oggetti con un tocco diverso, fluido e carezzevole.



Scala per l'osservatorio, ca. 1000 s.l.m.- © Giancarlo Parisi
Sono queste le sensazioni che ho provato domenica 27 novembre a Bova superiore, piccolo comune in provincia di Reggio Calabria dalle origini antichissime. Durante la strada che dalla marina di Bova conduce all'antico abitato io e il mio gruppo Imagorà abbiamo temuto il peggio. Nuvoloni neri lasciavano intendere che si sarebbe abbattuto un temporale. Invece solo nebbia, fitta, sempre più fitta fino al punto più alto del paese, ove si trova l'osservatorio e che sfiora i 1000 s.l.m. 
Qualcuno si è scoraggiato, ma io ho cercato di dare fiducia, invitando tutti ad osservare i luoghi con il cuore piuttosto che con la vista. La nebbia opera una naturale selezione sugli elementi, delineando forme soffuse e tenui che mai sarebbero altrimenti.
La scelta di fotografare in bianconero sembra obbligata. La luce risulta indebolita dalla coltre; impoverita di fotoni essa stenta a far rilucere i colori delle cose, relegando la realtà ad una visione monocromatica, sicuramente omofona rispetto allo spirito del luogo in quella circostanza.

Cane di Bova - © Giancarlo Parisi
  
Bova superiore (RC) - © Giancarlo Parisi
Persino gli abitanti a quattro zampe sembrano (forse lo sono davvero) incantati da questa atmosfera. Silenzio, freddo... meditazione.
Ogni tanto i rami di un albero si fanno strada nel bianco, stagliandosi fieri contro un paesaggio che non esiste.

Bova sup., dettaglio di una porta - © Giancarlo Parisi
Eppure, dietro questa pellicola che avvolgeva il borgo, si celava qualcosa d'altro. I colori ruggenti delle case, dei vigneti e degli alberi non ancora spogli erano solo sopiti, non cancellati. Ascoltando il cuore si riesce a trovarli, scoprendoli più vibranti che mai. La nebbia annulla le ombre, elimina il contrasto e consente alla luce di accarezzare le superfici in modo uniforme.
Bova sup., dettaglio di una porta - © Giancarlo Parisi














Bova sup. RC - © Giancarlo Parisi
Bova sup. RC - © Giancarlo Parisi



Al momento di lasciare il paese la nebbia ha iniziato a diradarsi, lasciando passare raggi di luce dapprima tenui, poi più intensi. La tavolozza dei colori è cambiata nel giro di un attimo e il paesaggio ha assunto le sembianze dei più bei Renoire e Monet di sempre. 
Possiamo tornare mille volte in un luogo, respirandone ogni volta un anelito diverso. Dobbiamo sforzarci di "sentirlo", sincronizzando i nostri battiti con i suoi, solo così quel luogo ci regalerà la sua anima.
E' quello che ho cercato di fare in questa occasione.
Spero che la visione di queste poche immagini possa trasmettervi anche solo un pò delle sensazioni che ho provato quel giorno.


A presto...

12 commenti:

Laura ha detto...

Parrebbe che la nebbia ti renda poetico....ma hai pienamente ragione. E' la seconda volta che mi cimento nella nebbia e ne rimango affascinata quanto te. Tutto si trasforma e per scattare nel silenzio della nebbia devi ascoltare il tuo cuore perchè a volte gli occhi non riescono a vedere quello che la nebbia vuole celare. Sto imparando che non c'è un tempo per fare fotografia, che ci sono luoghi che forse più di altri ispirano e che se torni in nello stesso luogo più volte e a condizioni meteo diverse, avrai sempre immagini diverse e ugualmente interessanti. Scattaerai ogni volta con un emozione nuova. Non c'è un tempo metereologico con il quale non si possa scattare....ci sono solo fotografi più impavidi di altri....

angelo61 ha detto...

splendide, condivido il pensiero di Laura. Un paesaggio senza ombre in evidenza, con una luce che scoraggerebbe molti ad aprire la fotocamera, ma c'è chi semplicemente guarda e chi invece riesce a Vedere oltre. La foto con il cane che ti osserva è da incorniciare..sarà la mia grande simpatia per gli animali. Mi hai fatto venire ancor di più voglia di fotografia..e se te lo dice uno che esce sempre con la fotocamera al collo ...

Tamara C. ha detto...

Non ho potuto partecipare all'evento, ma grazie all'ampio reportage fotografico, tuo e degli altri membri del gruppo, è stato come vedere con i miei occhi quei luoghi. Anch'io trovo estremamente affascinante la nebbia, la totale trasformazione del paesaggio offerta da condizioni differenti e, soprattutto, da differenti percezioni: è bello vedere come uno stesso scenario possa trasmettere emozioni diverse a seconda del punto di vista di chi esegue lo scatto!! E' interessante osservare particolari che solo qualcuno è riuscito a cogliere, attimi impressi nell'istante stesso in cui un velo bianco avvolgeva di mistero ciò che solo poco tempo dopo sarebbe stato nuovamente svelato dalla ritrovata luce.
Leggendo il tuo articolo e guardando le immagini sono stata contagiata dalle sensazioni che ogni singola parola e immagine desiderano comunicare. Sono sensazioni positive, alimentate dalla suggestiva e quasi magica atmosfera che silenziosamente evoca il ricordo di un lontano ieri o l'idea di un indefinito domani.
Mi è piaciuta particolarmente la foto che ritrae "il cane di Bova"...fermo fermo, sembra stare lì, al confine tra sogno e realtà, alle sue spalle il mondo immaginario, il suo sguardo rivolto al concreto.
Leggo con piacere un sottile invito a cogliere in ogni situazione il buono che, cercando nemmeno troppo attentamente, c'è. Complimenti Giancarlo.

Giancarlo Parisi ha detto...

Amici vi ringrazio per i vostri interventi, sempre preziosi per un blogger. Sono molto contento di aver letto quello che avete scritto, sono contento di aver contribuito, insieme agli altri amici, a coinvolgere anche chi non ha potuto essere presente quel giorno.
Effettivamente, Tamara, l'invito è esattamente quello di guardarsi intorno.
Occhio, mente e cuore sulla stessa linea di tiro diceva un grande fotografo.

Eleonora Crocitti ha detto...

Io faccio parte degli “scoraggiati” del gruppo, anzi, scoraggiatissimi. A Bova la nebbia era fittissima e le uniche cose che in qualche modo mi hanno un pochino rincuorata sono stati i colori degli alberi sul ciglio della strada, erano di un giallo vivo che in contrasto con la nebbia trasmettevano vitalità, ho cercato quegli alberi per tutto il tempo in cui siamo stati a Bova, ogni viuzza che prendevo e ogni angolo che svoltavo,invano, mi resi ben presto conto che quei colori avrebbero segnato il passaggio di entrata e di uscita dal paese, solo quello. Si perché di colori nel borgo non ce n’erano proprio. Nebbia, nebbia fittissima, a tratti spettrale azzarderei, un silenzio assordante tanto che sembrava quasi un sacrilegio romperlo. Quel borgo pareva quasi infastidirsi della nostra caciara. In verità da sciatrice incallita quale sono alla nebbia sarei abituata ma non al grigio. Io ho scattato poco, molto poco, e se ripenso alla giornata ricordo che avevo le mani gelate tanto da essere titubante se prendere in mano la fotocamera o meno. La nebbia alimentava i pensieri, me ne stavo lì ad osservare i miei compagni che non perdevano occasione per scattare, ogni scorcio per loro sembrava imperdibile. E a me mancava qualcosa. Mi mancava la Luce, mi mancavano i Colori, mi mancavano i Riflessi, le Ombre, i Contrasti, ma forse più di ogni altra cosa mi mancava lo Spirito Giusto, quello Spirito che ti fa cogliere in uno scatto tutta la magia racchiusa in una frazione di secondo. E qui mi riallaccio alle parole di Laura, “Non c’è un tempo meteorologico con il quale non si possa scattare… Ci sono solo fotografi più impavidi di altri” e io, da neofotografa alle prime armi quale penso di essere, sono stata molto poco impavida e quella famosa sinergia “occhio, mente e cuore sulla stessa linea di tiro” con me non è scattata.
Giancarlo il tuo articolo è bellissimo, è carico di significati e di emozioni, è per me un insegnamento molto più appassionante di qualsiasi altra lezione pratica o teorica che tu avresti potuto fare. Esprime al meglio la suggestione di quel borgo incantato che io, forse, annebbiata dalla nebbia, non ho avuto la sensibilità di cogliere; segno che ancora ho molto da imparare ma soprattutto che forse non basta avere le orecchie tese per Ascoltare ma bisogna spalancare occhio, mente e cuore.
Eleonora.

Giancarlo Parisi ha detto...

Cara Eleonora, sono contento di leggere il tuo pensiero e sapere che le mie parole ti abbiano in qualche modo aiutato.
Io credo che tu, quel giorno, fossi molto vicina a quello stato interiore necessario per entrare in sintonia con quel luogo e che è stata soltanto la tua acerba esperienza ad impedirti di "vedere".

Il cammino nella fotografia è lungo e insidioso, l'ho imparato sulla mia pelle e nelle fasi iniziali non si è in grado di gestire tutte le sollecitazioni che i nostri sensi percepiscono.

All'inizio la tecnica fotografica costituisce più un ostacolo che uno strumento, dunque una distrazione. Ma è normale.

Tutto quello che io sto facendo insieme a voi serve per velocizzare e rendere più piacevole questo cammino.

Grazie di essere con me.

salvatore ha detto...

La presenza della nebbia spesso scoraggia il più audace dei fotografi.Si è vero, poichè riduce di parecchio il contrasto dei colori, ma non dobbiamo sottovalutare il fatto che i paesaggi sotto la nebbia creano atmosfere diverse che sotto il cielo sereno, direi quasi magiche, e quando oltre una certa distanza non ci vedi più, si ha la percezione di rimanere isolati dal mondo, dove il tuo confine finisce proprio li, rimanendo affascinati da queste sensazioni, a volte tristi, a volte misteriose. Un motto ragazzi?..A parte la pioggia non lasciamoci intimidire dalle condizioni atmosferiche..ma usciamo e fotografiamo!

Massimo Collini ha detto...

Anch'io faccio parte degli scoraggiati dalla nebbia che c'era a Bova, infatti mentre andavamo su in auto avevo già intuito le condizioni atmosferiche che ci aspettavano, anche se, quando siamo arrivati sul posto, mentre alcuni di noi compreso il sottoscritto manifestavano lo scoramento per il clima, tu Giancarlo hai detto e consigliato "cerchiamo di cogliere il meglio che il paesaggio ci può offrire, anche in queste condizioni". Ma… sarà perché la nebbia e quel grigiore mi hanno fatto tornare in mente i miei non facili e non molto lontani trascorsi al nord Italia ed altro... non mi sono sentito molto, anzi direi per niente motivato da quella luce. Comunque, come è stato già scritto, il tuo articolo Giancarlo molto emotivo, scritto con sentimento e le relative foto, mi ha fatto riflettere ed incentivato a "vedere" il paesaggio in modo diverso in "difficili" condizioni atmosferiche come la nebbia. Mi hai fatto ricordare una frase che ho letto in un libro che ho acquistato di fotografia di paesaggio del National Geographics, che "bisogna cogliere lo spirito del paesaggio che ci circonda", logicamente in qualunque condizione troviamo. Ne farò tesoro e lo terrò a mente, grazie amico mio.

Peppe ha detto...

Giancarlo, gran bell'articolo. Ora che ho un po' più di tempo, dico anch'io la mia. Ho letto anche gli altri interventi, ognuno ha la sua essenza. L'aspetto che di più mi ha colpito è la sensazione che può generare il paesaggio. O meglio le più svariate sensazioni, la positività di un ambiente quasi etereo che tu hai descritto molto bene ma anche le difficoltà di trovare la giusta armonia, riportate da Eleonora. Mi sto persuadendo che la fotografia sia in grado di assumere un ruolo cardine tra mente, corpo e anima. Oltre a questi cruciali aspetti, l'ulteriore valenza della fotografia risiede nel congiungere l'immagine di un luogo, o di un essere in un luogo, con le sensazioni più intime. Anche brutte sensazioni. Io non sono affatto un fotografo, ma quest'esperienza mi ha sicuramente aiutato a capire che c'è qualcosa che voglio scoprire. Qualcosa che può entusiasmarmi e soprattutto che posso condividere.

Giancarlo Parisi ha detto...

Ciao amici. Le impressioni lasciate da Massimo e da Giuseppe sono importanti perchè indicative del fatto che la ricerca dell'armonia prescinde dalla conoscenza tecnica della fotografie. Massimo, fotografo esperto, e Giuseppe che invece è alle prime armi, hanno detto sostanzialmente la stessa cosa.

E' in questa ottica che io vorrei divulgare la cultura fotografica e il vostro impegno e partecipazione mi consentono di andare avanti.
Grazie

About A Photo ha detto...

Mi piace molto quella col cane!

Filippo Parisi ha detto...

A parte la poesia è un piacere leggere Giancarlo. Sia per la competenza che per la passione fotografiche, sia per la capacità di esprimere ciò che vuole comunicare. In un eccellente ed efficace italiano, tra l'altro. E non è così usuale...