venerdì 18 febbraio 2011

Sulle orme del Pittorialismo

In seguito alla fruizione del volume TASCHEN di cui parlo in questo post ho deciso di iniziare alcuni studi sulla destrutturazione del dettaglio fotografico. Lo scopo è di pervenire ad una visione diversa della fotografia e ad un risultato diverso dai clichè cui l'avvento della grande digitalizzazione ci ha abituato.
Lo scopo di questo post non è di pubblicizzare e rilanciare un mio lavoro (anche se in una certa misura ciò può mio malgrado avvenire), quanto invece stimolare un ulteriore dibattito sul tema del Pittorialismo (cui tali lavori sono evidentemente ispirati), e magari un proficuo scambio di idee, temi, contributi visivi (che potranno essermi sottoposti privatamente affinchè io possa valutarne la pubblicazione sul blog).

Ecco le prime cinque immagini:

Paesaggio Campestre con l'Etna sullo sfondo - ©Giancarlo Parisi

Campi a Monteporo (VV) - ©Giancarlo Parisi

Campi a Monteporo (VV) II - ©Giancarlo Parisi

Piani della Corona - Sant'Elia (Palmi RC)

Vela sullo Stretto di Messina - ©Giancarlo Parisi

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13 commenti:

francesco peluso ha detto...

Caro Giancarlo anche se non amo il genere, almeno nella sua forma pura, seguirò con interesse questo post ed il relativo dibattito.
Penso che questo genere di discussioni possono solo contribuire ad arricchire il panorama fotoamatoriale italiano.

Giancarlo Parisi ha detto...

Grazie Francesco, sono contento del tuo interesse...

CarloR ha detto...

L'incontro e la fusione tra le varie arti genera nuovi modi di espressione
vedi la digiart o il pittorealismo appunto, tutte queste forme nuove però snaturalizzano quello che è l'essenza della fotografia il trasferire cioè quello che si vede su di un foglio di carta o attualmente (con il digitale) su un monitor.
Questo sicuramente crea nuovi artisti
che con queste nuove forme trovano il loro modo di manifestarsi.
La mia domanda è..... ma siamo ancora in ambito fotografico?
Grazie
Carlo Rigoglioso

Giancarlo Parisi ha detto...

Per rispondere alla tua domanda, Carlo, è necessario innanzitutto circoscrivere l'ambito di indagine, ovvero: fin dove si estende l'ambito fotografico?
Rispondere non è semplice, ma nel tentativo di farlo non possiamo prescindere dal concetto essenziale teorizzato da Roland Barthes, secondo il quale l'essenza della fotografia risiede nella dimensione temporale. Ciò che è in una fotografia è realmente stato davanti all'obiettivo in un preciso momento storico e, pur ignorando ogni altra informazione sulla fotografia e sulle specifiche circostanze di ripresa, questo è sufficiente a infondere la fiducia (certezza) che ciò che ci è mostrato è realmente esistito.

Ora, come ho specificato altrove, le teorie di Barthes sono molto interessanti, ma vanno prese con le pinze, vuoi perchè la fotografia, per quanto precisa e oggettiva, è limitata nella rappresentazione del reale, vuoi perchè oggi, nell'era della grande digitalizzazione, nulla è più così certo. In tal senso forse troverai interessante leggere questo post.

Utilizzando le pinze di cui sopra è però possibile tratteggiare quel confine dell'ambito fotografico sul quale ti interroghi, ed in questo senso potresti arrivare a classificare senza problemi tutto il movimento pittorialista come fotografia.
D'altra parte cosa distingue, ontologicamente parlando (cioè nell'essenza e non nella tecnica), le immagini del movimento secessionista di Alfred Stieglitz da alcune realizzazioni odierne, tra le quali inserisco anche i miei ultimi lavori?

Ti faccio un'altra domanda. Se tu fossi vissuto a cavallo del pittorialismo, come avresti classificato la fotografia di oggi (se ti fosse stato concesso di vederla)?

CarloR ha detto...

Bella domanda!!!!!!
la risposta rimane comunque facile......la definirei senz'altro avveniristica.
Indubbiamente risposta facile e affrettata.
Leggendo il tuo intervento credo che si oggi con l'avvento del digitale tutto è possibile per la stragrande maggioranza di fruitori e che moltissimi si accontentano di semplici foto ricordo,personalmente questo non mi basta e la fotografia la vivo in modo completamente diverso nel senso che mi piace guardarci " dentro,dietro,oltre "
e anche se spesso per passatempo mi dedico alla digiart sono convinto che la " FOTOGRAFIA " debba essere rappresentante di ciò che è stato e che qualsiasi forma di manipolazione elimini questo concetto,asserisco però che anche la pittura può testimoniare ciò che è stato,tranne forse se si tenta di porre su tela le presenze umane in una scena di strada nella quale si i palazzi le cose rimangono immobili ma le persone non credo tranne che se si dipinge un ritratto.
Ciao Carlo R

Giancarlo Parisi ha detto...

Credo di comprendere le tue posizioni Carlo, però ci sono alcuni concetti che non sono chiari.

Oggi come ieri le contaminazioni tra fotografia "pura" e l'arte pittorica ci sono, con la differenza che oggi sono moltiplicate e rese più efficaci dalle nuove tecnologie.

Per questa ragione la "menzogna" non è nuova; sono nuovi alcuni metodi con cui può essere realizzata. In tal senso è interessante l'opinione di Pio Tarantini che sostiene, a mio avviso correttamente, che "l'innovazione tecnologica non è solo un fatto tecnico e operativo ma incide sul linguaggio" (vedi Il FOtografo n.225 pagg. 30-33).

Personalmente ritengo, come te, che quando si parla di fotografia in senso stretto debba esserci un riferimento minimo a quell'onestà visiva insita nel mezzo, per cui ogni aggiunta di elementi tramite fotomontaggi, incollaggi, timbro clone e quant'altro inficino tale genuinità. Ma la contaminazione può essere più o meno tollerata, a volte pienamente giustificata e giustificabile, a seconda dei contesti. Il reportage non la tollera minimamente; la fotografia di paesaggio a fini non documentari la tollera in minima parte, la fotografia che definirei in modo estremamente sintetico "meramente estetica" la tollera totalmente.

Il pittorialismo rappresenta l'emancipazione artistica della fotografia, e pur mantenendo quell'onestà di fondo ha dimostrato, a quei tempi, che la fotografia non era solo riproduzione di arte ma arte a sua volta.

CarloR ha detto...

il pittorialismo rappresenta l'emancipazione artistica della fotografia, e pur mantenendo quell'onestà di fondo ha dimostrato, a quei tempi, che la fotografia non era solo riproduzione di arte ma arte a sua volta.

Esattamente .....come la digiart!
ripeto ogni forma di manipolazione se riesce a coinvolgere più autori automaticamente diventa arte,mi spiego meglio
se un mio modo di interpretare è e rimane solo mio moltissimi se non tutti diranno che sono un visionario,ma se sempre più persone faranno loro il mio modo di interpretare ecco che la mia visione diventa arte solo perche condivisa,spero di esser riuscito a spieagrmi.

Giancarlo Parisi ha detto...

Si Carlo, ti spieghi... Anche perchè il concetto stesso di arte è piuttosto impalpabile.
Senza stare qui a cercare di definire l'arte (che alla fine è determinata dal mercato e dall'accettazione altrui), quello che mi interessa è che il pittorialismo ha, a mio avviso, dimostrato che la fotografia può essere arte senza rinnegare se stessa!

Perchè altre forme di digiart possono essere benissimo dell'ottima arte, ma avere nulla o poco da spartire con la fotografia.

Ecco, questo è, in sintesi, il mio pensiero...

CarloR ha detto...

Certamente ,mai messo in discussione che la Fotografia sia Arte altrimenti non esisterebbero fotografi come Bresson Capra solo per citarne 2.
E noi stessi fotoamatori non saremmo alla costante ricerca dello
" SCATTO " della vita,in un forum di fotocommunity si domanda....qual'è il propio scatto migliore e in molti rispondono: lo devo ancora fare!
Questo propio perche la ricerca del perfetto da parte di tutti in qualsiasi campo vuoi la fotografia o la pittura o altro fà si che il risultato di questa ricerca sia definito Arte,la mia definizione di arte nella fotografia? direi di definirla in questo modo:
Nell'osservare una foto c'è.....
Impatto,emozione,soddisfazione e spinta verso la ricerca del come e perche.
nel senso che se una fotografia mi orienta verso queste cose per me ha compiuto il suo scopo e credo che per questo sia arte!
Mi sbaglio? naturalmente io non sono un esperto ma questo è il mio modo di vedere la fotografia.
Ciao

Giancarlo Parisi ha detto...

I motivi che ci spingono a fotografare non sono sempre nitidi Carlo, ecco perchè molti critici fotografici non sono fotografi. Ed è per questo che la cosa più importante per un fotografo (senza specificare "amatore", perchè gli amatori sono i veri fotografi secondo me) è, sempre e comunque, seguire il proprio istinto visivo.

La fotografia soddisfa un bisogno, fotografare qualcosa significa in qualche modo appropriarsene per goderne guardando il risultato dell'atto fotografico, perchè quel guardare, attraverso la potenza della mente, rievoca sensazioni, ricordi ed emozioni vissute in un momento passato...

E' arte la fotografia? E chi lo sa? Chi se ne importa? Mi piace! (E. Weston)

CarloR ha detto...

La fotografia soddisfa un bisogno, fotografare qualcosa significa in qualche modo appropriarsene per goderne guardando il risultato dell'atto fotografico, perchè quel guardare, attraverso la potenza della mente, rievoca sensazioni, ricordi ed emozioni vissute in un momento passato...
Se permetti faccio miei questi tuoi pensieri,io non avrei saputo dirlo meglio!
Ciao.




ps
sarebbe bello sentire l paree di altri amici!

Rosalba Crosilla ha detto...

E se Carlo chiama.... ;-)))

Interessantissimo per me il tema, interessantissima però anche la discussione che Carlo "la pulce" (pulce nell'orecchio, intendo) ha sollevato! Idem per quanto riguarda la tua risposta.

E' una domanda che mi son posta varie volte: fin dove arriva la fotografia e da quale punto in poi non lo è più, anzi, non è concessa proprio, è "bestemmia"?

A cercar una risposta c'è da diventar matti, perchè, anche rivolgendosi ai Bravi, questi risponderanno a seconda del loro stesso vedere la Fotografia e ci saranno i puristi ad oltranza da un lato e gli sperimentatori dall'altro.

Mi "assolvi", Giancarlo, visto che ogni tanto (spesso) cedo alla voglia di trasformare un'immagine perchè vorrei riuscir a darle l'emozione che io ho provato o ad esaltarne il pathos che io ho sentito. La possibilità di trasmettere queste emozioni allo spettatore rappresenta il salto tra divertimento-necessità propria e arte.

Nel mio breve percorso, però, ho capito profondamente almeno un concetto: essenziali sono le basi, il comprendere il più possibile cosa sia in effetti la fotografia e quali sono le regole (il linguaggio in effetti) necessarie ed imprescindibili, per poi magari sovvertirle (e credo che anche chi riesce a farlo BENE sia artista).

Chiave di volta, per me, la tua citazione di Barthes:
"l'essenza della fotografia risiede nella dimensione temporale".
Frase che segna un confine chiaro e leggibilissimo

Giancarlo Parisi ha detto...

La teoretica di Barthes è l'unica da me incontrata fin'ora nel mio percorso di studi sulla Fotografia a fornire in poche parole un dato univoco in grado di rappresentare la linea maginot tra ciò che è fotografia ed altre forme di immagine. Nessun altro concetto mi è, ad oggi, apparso più adatto di questo a "spiegare" cos'è la Fotografia in modo chiaro e sintetico.

Il nodo da sciogliere non riguarda, a mio avviso, lo stabilire cosa è e cosa non è Fotografia (se concordiamo con Barthes abbiamo risolto il problema), ma di prendere coscienza del fatto che nessuno ci obbliga a fare solo Fotografia, potendo benissimo avvalerci di ogni mezzo per esprimere noi stessi...

Certo è importante avere consapevolezza dei mezzi che usiamo, per non incorrere nell'errore di spacciare qualcosa per quel che non è.