Riprendo e amplio una discussione che ha avuto inizio qui, per cercare di affrontare il punto e capire come si organizza (o si dovrebbe organizzare) un concorso fotografico, evitando di creare eventi discutibili, che poco hanno a che fare con la fotografia.
domenica 14 agosto 2011
Concorsi...
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giovedì 7 luglio 2011
Non si può, c'è la privacy!
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Fonte vignetta: http://blogs.sdf.unige.it/wordpressMU121/s2802044/2007/05/28/un-po-di-storia |
E' con la frase del titolo di questo post che spesso il fotoamatore si vede motivata una attività inibitoria dell'atto fotografico da egli intrapreso. E a pronunciarla sono tanto le persone comuni, che si sentono "minacciate" dalla ripresa, quanto (e più gravemente) gli esponenti delle varie forze dell'ordine, senza distinzioni. Il problema in realtà è molto più complesso, non riguarda solo la fotografia ma, in generale, la vita e la società moderne. E' sempre più diffusa la convinzione che, in nome di una Privacy non meglio definita e identificata, sia possibile vantare diritti di censura e inibitoria a tutto campo, ogniqualvolta, cioè, ci si sente minacciati da una qualsiasi altrui attività.
Il discorso potrebbe facilmente diventare ingestibile, tale è l'ampiezza dei settori interessati alla riservatezza (basti pensare alle vicissitudini parlamentari in tema di intercettazioni giudiziarie n.d.r.), per questa ragione circoscriviamo l'ambito di analisi alla sola pratica fotografica.
Il punto saliente è riassumibile in questa domanda:
Esiste un complesso di norme nel nostro ordinamento che disciplina l'attività fotografica, amatoriale e professionale, stabilendo cosa e chi può essere fotografato ed eventualmente a quali condizioni?
Ebbene, volendo anticipare una risposta, questa è sicuramente affermativa e, nel corso del mio cammino nel mondo della fotografia e della legge, ho potuto personalmente rendermene conto. Il problema e che tale complesso di norme è misconosciuto ma, ciononostante, inneggiato a vessillo della riservatezza, senza grande discernimento al riguardo. Spesso si vieta di fotografare "per sicurezza", secondo la filosofia del "nel dubbio meglio evitare"; ma da buon fotoamatore e uomo di legge, nonché cittadino italiano, io pretendo che mi si inibisca qualcosa solo quando questa è effettivamente vietata, non per hobby o per la presunzione dell'inibente di turno. Cerchiamo dunque di fare chiarezza e di capire come funzionano esattamente le cose.
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sabato 21 maggio 2011
"Il mondo con i miei occhi": un libro di Beniamina Callipari
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Copertina de "Il mondo con i miei occhi" di B. Callipari |
Stephen Shore, nel suo "Lezione di fotografia", del quale potete trovare una recensione su Imago Books, espone il concetto di "immagine mentale". Secondo Shore, "le immagini esistono su un piano mentale che può coincidere con quello descrittivo - quello che l'immagine ritrae - ma che non lo riflette. Il piano mentale elabora, rifinisce e arricchisce le nostre percezioni del piano descrittivo. Il piano mentale di una fotografia fornisce un contesto all'immagine mentale che costruiamo della (e per la) fotografia stessa"(*).
In realtà le teorizzazioni di Shore vanno collocate nel contesto specifico della lettura delle immagini fotografiche, della cui natura l'autore si occupa nel libro, ma il concetto di "immagine mentale" è la prima cosa che mi è venuta in mente allorchè ho appreso del libro di Beniamina Callipari: "Il mondo con i miei occhi", edito da Aletti Editore.
Come spiega la stessa autrice, in questo libro è contenuta una raccolta di poesie, scritte nell'arco di quattro anni, nelle quali ella ha tentato di riversare le reazioni suscitate in lei dal contatto con il mondo, soffermandosi dapprima sugli asptti controversi della società, che l'aggrediscono come un cancro, e successivamente abbandonandosi all'esternazione dei propri sentimenti.
Il riferimento a Shore appare dunque evidente nella misura in cui Beniamina ha conferito, come tutti i poeti e gli scrittori d'altra parte, un piano materiale e descrittivo all'immagine mentale delle situazioni descritte nei suoi versi. In realtà lo scostamento con la teoria dell'immagine mentale è ancora maggiore, se si considera che il piano mentale è, secondo Shore, evocato da una fotografia e non già riversato in essa, ma a mio avviso è valida anche l'equazione contraria, con in più il fatto che, leggendo i versi, si viene a creare nel lettore un nuovo piano mentale, necessariamente differente da quello dell'autrice.
Il riferimento a Shore appare dunque evidente nella misura in cui Beniamina ha conferito, come tutti i poeti e gli scrittori d'altra parte, un piano materiale e descrittivo all'immagine mentale delle situazioni descritte nei suoi versi. In realtà lo scostamento con la teoria dell'immagine mentale è ancora maggiore, se si considera che il piano mentale è, secondo Shore, evocato da una fotografia e non già riversato in essa, ma a mio avviso è valida anche l'equazione contraria, con in più il fatto che, leggendo i versi, si viene a creare nel lettore un nuovo piano mentale, necessariamente differente da quello dell'autrice.
Inoltre il verso è maggiormente vicino all'atto fotografico puro di quanto lo sia la prosa: questa infatti, pur ontologicamente descrittiva, necessità di un approccio più lungo, va letta insomma, laddove il verso, specie se contratto, è in grado di esprimere in modo conciso una molteplicità di elementi. In realtà la relazione tra verbo scritto e immagine è molto più complessa di tutto questo, ma ciò che è certo è che la Fotografia come il testo scritto sono strumenti di comunicazione.
Leggiamo dunque, le poesie e le fotografie, e scopriamo le nostre immagini mentali.
martedì 17 maggio 2011
Furto d' "Immagine"
Il Capo I del Titolo XIII di cui al Libro secondo del codice penale è dedicato ai "delitti contro il patrimonio mediante violenza alle cose o alle persone", ed in particolare, l'ART. 624 comma 1 così recita:
Chiunque s'impossessa della cosa mobile altrui, sottraendola a chi la detiene, al fine di trarne profitto per sè o per altri, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da euro 154 a euro 516.
Il comma 3 dello stesso articolo aggiunge che il delitto è procedibile d'Ufficio se ricorrono una o più delle circostanze di cui agli artt. 61 numero 7) e 625.
Date le circostanze e le modalità con cui, a detta dell'amico Roberto Pancanti, si è verificato il furto della sua costosissima attrezzatura fotografica, si applicano sia l'aggravante di cui all'art. 61 n. 7), ovvero l'avere cagionato alla persona offesa dal reato un danno patrimoniale di rilevante gravità, sia le aggravanti previste dai numeri 2) e 7) dell'art. 625, ovvero rispettivamente l'aver usato violenza sulle cose e l'aver commesso il fatto su cose esposte per necessità o consuetudine alla pubblica fede, comportando, tra l'altro, un'innalzamento della pena (reclusione da uno a sei anni e multa da euro 103 a euro 1.032)
Date queste premesse, sarebbe opportuno per il ladro (e gli eventuali complici) restituire quanto prima il maltolto e sperare nella clemenza del Sig. Pancanti (che renderebbe applicabile l'ipotesi dell'art. 626 c.p.).
E a parte le considerazioni squisitamente giuridiche della questione, che comunque già sole permeano il fatto di un'estrema riprovevolezza, non posso, in quanto amante della fotografia e assiduo praticante, non accentuarla ulteriormente, sottolineando come il privare un fotografo della sua attrezzatura equivale a privare uno scrittore della penna, un cantante della voce, un pittore del suo pennello... Equivale a "tappargli la bocca", impedirgli di esprimersi nel linguaggio a lui più congeniale.
Non posso dunque che esprimere la mia solidarietà all'amico Roberto, sperando questo post possa essere di qualche minimo aiuto, anche solo morale, per superare questo brutto momento. Anche perchè tra il fotografo e la sua attrezzatura - sul cui valore economico sorvolo, bastando richiamare l'attenzione sul fatto che un onesto lavoratore con retribuzione nella media deve risparmiare qualche anno per poterne acquistare una del genere - si intreccia un legame particolare, di tipo affettivo, per cui non si tratta solo di un danno patrimoniale ma anche morale, che in questo caso non avrebbe giuridica rilevanza, ma è senz'altro un motivo in più per mettersi una mano sulla coscienza.
Per fortuna la cosa più importante per un fotografo non può essere sottratta: la sua capacità di osservare e mostrare il mondo. Coraggio Roberto!
lunedì 9 maggio 2011
La tragedia vende sempre
Apro questo post in tutta fretta dopo aver appreso la tragica notizia della morte del ciclista belga Wouter Weylandt durante la seconda tappa del giro d'Italia 2011 svoltasi oggi 9 maggio.
Ma non è per soffermarmi sui fatti di cronaca che scrivo, quanto piuttosto per sottolineare come, ancora una volta, non si esiti a pubblicare fotografie che invece dovrebbero essere cestinate e che comunque non aggiungono nulla sul piano narrativo della già triste vicenda.
Ma non è per soffermarmi sui fatti di cronaca che scrivo, quanto piuttosto per sottolineare come, ancora una volta, non si esiti a pubblicare fotografie che invece dovrebbero essere cestinate e che comunque non aggiungono nulla sul piano narrativo della già triste vicenda.
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home page di www.gazzetta.it nelle ore immediatamente successive alla tragedia |
martedì 26 aprile 2011
Mauro Moschitti su "Il Fotografo"
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Pagina 40 de "Il Fotografo" n. 227 |
Apro questo post per rendere omaggio a Mauro Moschitti, scomparso prematuramente. Una delle sue fotografie è stata pubblicata sul numero 227 de Il Fotografo, nella rubrica "esercizio a tema". La sua foto è quella in basso a sinistra.
Ciao Mauro...
domenica 24 aprile 2011
Ma questa foto l'hai ritoccata!
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foto A - Costa Viola (Palmi - RC) - ©Giancarlo Parisi |
Oggi, per l'ennesima volta, mi sono dovuto confrontare con questo argomento, e come ogni volta mi indispone in una certa misura. Molto dipende anche dall'interlocutore, ma in linea di massima mi dà parecchio fastidio. Oggi, per esempio, è capitato dal fotografo, quando sono andato a stampare alcune fotografie (tra cui quella più sotto), il quale vedendole ha affermato, con tono peraltro che sapeva di retorica, "queste le hai ritoccate eh!". Ora, senza addentrarmi nei meandri di un complesso discorso sul ruolo della postproduzione fotografica, non posso fare a meno di interrogarmi sui motivi che portano sempre più persone oggi a esordire in questo modo al cospetto di determinate fotografie.
Accade infatti che di fronte ad un certo tipo di fotografie, l'utente profano sia tendenzialmente portato a presupporre quella serie di interventi sulla fotografia che egli identifica grossolanamente con il termine "fotoritocco". In genere si tratta di fotografie che si caratterizzano per una esposizione particolarmente bilanciata, altamente leggibili sia nelle ombre che nelle alteluci, oppure di fotografie dai colori particolarmente coinvolgenti, difficili da trovare in natura "as is".
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